La domanda che fa da titolo a questo articolo a prima vista potrebbe sembrare, più che provocatoria, assurda. Se guardiamo alla storia, infatti, sembra che ci si dovrebbe semmai chiedere il contrario, dato che la scienza ha mosso i suoi primi incerti passi nell’antica Grecia ed ha visto definitivamente la luce nell’Italia del Rinascimento, vale a dire, se non proprio in regime democratico, quantomeno nei due momenti storici in cui maggiormente era fiorita la libertà, per poi letteralmente esplodere negli ultimi due secoli, proprio in coincidenza con l’avvento della democrazia europea ed americana. E del resto non sono forse scienza e democrazia i due frutti più caratteristici della civiltà occidentale? Eppure, a dispetto della comune origine, i problemi ci sono, come è sotto gli occhi di tutti. La scienza infatti, anche se trova il suo terreno di sviluppo ideale in democrazia, di per sé non è democratica: gli scienziati non decidono a maggioranza, bensì facendo esperimenti, che possono anche dar ragione a pochi o perfino a uno solo. D'altra parte la scienza condiziona oggi così profondamente la nostra vita sociale che è impensabile che gli scienziati possano autoregolarsi, come a volte pretenderebbero, sottraendosi al controllo democratico. Questo però a sua volta è reso problematico dalla particolare difficoltà che ha la maggior parte delle persone a comprendere gli aspetti tecnici di molte questioni. Non esistono facili scorciatoie: il problema nasce infatti dalla natura stessa del metodo scientifico e di quello democratico. L'unica soluzione è promuovere la corretta informazione scientifica, magari anche attraverso nuove vie. Qui se ne propone una, certo bisognosa di ulteriori approfondimenti.

È possibile la scienza in una società democratica?

MUSSO, PAOLO
2005-01-01

Abstract

La domanda che fa da titolo a questo articolo a prima vista potrebbe sembrare, più che provocatoria, assurda. Se guardiamo alla storia, infatti, sembra che ci si dovrebbe semmai chiedere il contrario, dato che la scienza ha mosso i suoi primi incerti passi nell’antica Grecia ed ha visto definitivamente la luce nell’Italia del Rinascimento, vale a dire, se non proprio in regime democratico, quantomeno nei due momenti storici in cui maggiormente era fiorita la libertà, per poi letteralmente esplodere negli ultimi due secoli, proprio in coincidenza con l’avvento della democrazia europea ed americana. E del resto non sono forse scienza e democrazia i due frutti più caratteristici della civiltà occidentale? Eppure, a dispetto della comune origine, i problemi ci sono, come è sotto gli occhi di tutti. La scienza infatti, anche se trova il suo terreno di sviluppo ideale in democrazia, di per sé non è democratica: gli scienziati non decidono a maggioranza, bensì facendo esperimenti, che possono anche dar ragione a pochi o perfino a uno solo. D'altra parte la scienza condiziona oggi così profondamente la nostra vita sociale che è impensabile che gli scienziati possano autoregolarsi, come a volte pretenderebbero, sottraendosi al controllo democratico. Questo però a sua volta è reso problematico dalla particolare difficoltà che ha la maggior parte delle persone a comprendere gli aspetti tecnici di molte questioni. Non esistono facili scorciatoie: il problema nasce infatti dalla natura stessa del metodo scientifico e di quello democratico. L'unica soluzione è promuovere la corretta informazione scientifica, magari anche attraverso nuove vie. Qui se ne propone una, certo bisognosa di ulteriori approfondimenti.
2005
Scienza; democrazia; Platone; Galileo; Churchill; filosofi-re; esperti; giuria; certezza morale; informazione scientifica.
Musso, Paolo
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