Nella filosofia della scienza contemporanea si è verificato uno sconcertante paradosso: partita per esaltare la scienza come unica forma sensata di conoscenza, ha finito per negarne la capacità di conoscere davvero la realtà, riducendola a un semplice “prodotto” sociale, ultimamente determinato dal potere. Questo atteggiamento è penetrato ormai anche nel sentire comune, dove è sempre più diffusa la tendenza a sminuire il valore della scienza, spesso vista come qualcosa di ostile e pericoloso, e a rifugiarsi nell’irrazionalismo, quando non nella superstizione. Attraverso un’analisi ampia, rigorosa e riccamente documentata di alcune fra le principali tappe della storia della scienza e della filosofia, il libro risale alle origini di questa complessa vicenda, individuando la radice comune tanto dello scientismo come dello scetticismo nell’idea “chiusa” di ragione propugnata nel Seicento da Cartesio, matematico grandissimo, ma radicalmente estraneo alla scienza moderna di cui invece un diffuso luogo comune lo vorrebbe co-fondatore insieme a Galileo. L’autentico metodo scientifico galileiano, completamente frainteso da Cartesio e dai suoi seguaci, compresi quelli odierni, si basa infatti su un’idea di ragione aperta all’esperienza, all’imprevisto e al mistero, che se da un lato ne fa un formidabile strumento di conoscenza della realtà, dall’altro non è affatto ostile ai valori umani e alla religiosità: anzi, se ben capito, può aiutarci a viverli con maggiore consapevolezza e profondità. La scelta fra queste due posizioni non è più solo teorica, ma è ormai una questione su cui si gioca il futuro della nostra civiltà, che senza la scienza non sopravvivrebbe neanche un minuto.

La scienza e l'idea di ragione. Scienza, filosofia e religione da Galileo ai buchi neri e oltre

MUSSO, PAOLO
2011-01-01

Abstract

Nella filosofia della scienza contemporanea si è verificato uno sconcertante paradosso: partita per esaltare la scienza come unica forma sensata di conoscenza, ha finito per negarne la capacità di conoscere davvero la realtà, riducendola a un semplice “prodotto” sociale, ultimamente determinato dal potere. Questo atteggiamento è penetrato ormai anche nel sentire comune, dove è sempre più diffusa la tendenza a sminuire il valore della scienza, spesso vista come qualcosa di ostile e pericoloso, e a rifugiarsi nell’irrazionalismo, quando non nella superstizione. Attraverso un’analisi ampia, rigorosa e riccamente documentata di alcune fra le principali tappe della storia della scienza e della filosofia, il libro risale alle origini di questa complessa vicenda, individuando la radice comune tanto dello scientismo come dello scetticismo nell’idea “chiusa” di ragione propugnata nel Seicento da Cartesio, matematico grandissimo, ma radicalmente estraneo alla scienza moderna di cui invece un diffuso luogo comune lo vorrebbe co-fondatore insieme a Galileo. L’autentico metodo scientifico galileiano, completamente frainteso da Cartesio e dai suoi seguaci, compresi quelli odierni, si basa infatti su un’idea di ragione aperta all’esperienza, all’imprevisto e al mistero, che se da un lato ne fa un formidabile strumento di conoscenza della realtà, dall’altro non è affatto ostile ai valori umani e alla religiosità: anzi, se ben capito, può aiutarci a viverli con maggiore consapevolezza e profondità. La scelta fra queste due posizioni non è più solo teorica, ma è ormai una questione su cui si gioca il futuro della nostra civiltà, che senza la scienza non sopravvivrebbe neanche un minuto.
2011
9788857505671
Musso, Paolo
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