L'articolo riassume gli esiti di un lavoro di ricerca etnografica e rilievo sul campo che ha mappato e confrontato in serie storica l'evoluzione dell'imprenditoria etnica nel quartiere Sarpi di Milano, il cosiddetto "quartiere cinese", evidenziando le tensioni tra un discorso pubblico, mediatico e politico, teso a rappresentare il quartiere come un ghetto etnico, e una realtà segnata piuttosto dalle tipiche contraddizioni tra residenti e commercianti che si possono riscontrare in quartieri in cui condizioni di mercato (in questo caso, il mercato del commercio al piccolo ingrosso) vanno a modificare radicalmente l'assetto dei beni e dei servizi della zona, con effetti avversi anche sulla viabilità. La questione è ulteriormente complicata dalla dimensione "etnica", ovvero dal fatto che gli esercenti non siano italiani e appartengano alla medesima popolazione immigrata. Tuttavia, emerge chiaramente un trend verso il consolidamento delle imprese al piccolo ingrosso ma contemporaneamente verso l'espansione di quelle commerciali destinate a una clientela diversificata di fascia media, non riconducibili al commercio etnico. La discussione sull'identità del quartiere resta dunque aperta e non vincolata a rivendicazioni identitarie di segno opposto.
Il ‘caso Sarpi’ e la diversificazione crescente dell’imprenditoria cinese
BRIGADOI COLOGNA, DANIELE
2008-01-01
Abstract
L'articolo riassume gli esiti di un lavoro di ricerca etnografica e rilievo sul campo che ha mappato e confrontato in serie storica l'evoluzione dell'imprenditoria etnica nel quartiere Sarpi di Milano, il cosiddetto "quartiere cinese", evidenziando le tensioni tra un discorso pubblico, mediatico e politico, teso a rappresentare il quartiere come un ghetto etnico, e una realtà segnata piuttosto dalle tipiche contraddizioni tra residenti e commercianti che si possono riscontrare in quartieri in cui condizioni di mercato (in questo caso, il mercato del commercio al piccolo ingrosso) vanno a modificare radicalmente l'assetto dei beni e dei servizi della zona, con effetti avversi anche sulla viabilità. La questione è ulteriormente complicata dalla dimensione "etnica", ovvero dal fatto che gli esercenti non siano italiani e appartengano alla medesima popolazione immigrata. Tuttavia, emerge chiaramente un trend verso il consolidamento delle imprese al piccolo ingrosso ma contemporaneamente verso l'espansione di quelle commerciali destinate a una clientela diversificata di fascia media, non riconducibili al commercio etnico. La discussione sull'identità del quartiere resta dunque aperta e non vincolata a rivendicazioni identitarie di segno opposto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.