Nella seconda metà dell’Ottocento ebbe luogo in Giappone un singolare matrimonio. La tecnica fotografica occidentale si sposò con la tradizionale maestrìa dei pittori locali, capaci di applicare perfettamente il colore anche su minuscole superfici. I risultati artistici furono di sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati così verosimili da non riuscire a distinguere le opere migliori dalle moderne fotografie a colori. A realizzare tali capolavori furono artisti europei e giapponesi che risposero anzitutto al bisogno dei viaggiatori occidentali di portare con sé il ricordo di un Paese straordinario, che la modernizzazione forzata dell’epoca Meiji (1868-1912) trasformava, a vista d’occhio, da un mondo ancora medievale in una moderna nazione industriale. Sia da un punto di vista tecnico sia da un punto di vista estetico, lo stile di quella che passerà alla storia come «Scuola di Yokohama», dal nome del suo maggiore centro di produzione, rappresenta il vertice della fotografia ottocentesca. Vi dominano il valore propositivo del vuoto e dell’ombra, la ricerca degli schematismi e delle geometrie e la «visione ideografica» dello spazio, mentre un diffuso senso della nostalgia trama le immagini ricollegandone organicamente i principi estetici alla tradizione dell'ukiyo-e. Il volume costituisce la prima monografia di vasto respiro scritta sull'argomento a livello internazionale.
La Scuola di Yokohama. La fotografia nel Giappone dell'Ottocento
CAMPIONE, FRANCESCO PAOLO
2015-01-01
Abstract
Nella seconda metà dell’Ottocento ebbe luogo in Giappone un singolare matrimonio. La tecnica fotografica occidentale si sposò con la tradizionale maestrìa dei pittori locali, capaci di applicare perfettamente il colore anche su minuscole superfici. I risultati artistici furono di sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati così verosimili da non riuscire a distinguere le opere migliori dalle moderne fotografie a colori. A realizzare tali capolavori furono artisti europei e giapponesi che risposero anzitutto al bisogno dei viaggiatori occidentali di portare con sé il ricordo di un Paese straordinario, che la modernizzazione forzata dell’epoca Meiji (1868-1912) trasformava, a vista d’occhio, da un mondo ancora medievale in una moderna nazione industriale. Sia da un punto di vista tecnico sia da un punto di vista estetico, lo stile di quella che passerà alla storia come «Scuola di Yokohama», dal nome del suo maggiore centro di produzione, rappresenta il vertice della fotografia ottocentesca. Vi dominano il valore propositivo del vuoto e dell’ombra, la ricerca degli schematismi e delle geometrie e la «visione ideografica» dello spazio, mentre un diffuso senso della nostalgia trama le immagini ricollegandone organicamente i principi estetici alla tradizione dell'ukiyo-e. Il volume costituisce la prima monografia di vasto respiro scritta sull'argomento a livello internazionale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.