Da tempo la cultura letteraria lombarda è oggetto di attenzione, tanto da proporsi come ambito tra i più stimolanti per l’analisi critica, linguistica e filologica. Ma la “tradizione” cui fanno capo Parini, Porta, Manzoni e Gadda, per riconoscersi tale ha dialogato a lungo con l’Europa di Voltaire, di Stendhal e di Joyce. Un inatteso ampliamento degli orizzonti di riferimento − distante tanto dagli esercizi comparatistici quanto dal compiaciuto ripiegamento sulla saga consolatoria del primato morale – si rivela estremamente produttivo, nel definire le coordinate di un “mito” che conduce, in perfetta coerenza, la “scuola di Milano” del Settecento ai decisivi esiti novecenteschi: in una ricerca sul campo dove ai maggiori, con il ricoscimento del loro imprescindibile ruolo nella definizione del canone nazionale, si affiancano “minori” (dalle “donne d’ingegno”, Maria Gaetana Agnesi e Clelia Borromeo, ai giornalisti e ai poligrafi) che guardavano a sviluppi diversi ma non meno ambiziosi. Una sezione del volume è dedicata alle biblioteche sette-ottocentesche (delle istituzioni e degli scrittori), centri fondamentali nella diffusione del sapere e delle idee.

Il mito della «Scuola di Milano». Studi sulla tradizione letteraria lombarda

Gianmarco Gaspari
2018-01-01

Abstract

Da tempo la cultura letteraria lombarda è oggetto di attenzione, tanto da proporsi come ambito tra i più stimolanti per l’analisi critica, linguistica e filologica. Ma la “tradizione” cui fanno capo Parini, Porta, Manzoni e Gadda, per riconoscersi tale ha dialogato a lungo con l’Europa di Voltaire, di Stendhal e di Joyce. Un inatteso ampliamento degli orizzonti di riferimento − distante tanto dagli esercizi comparatistici quanto dal compiaciuto ripiegamento sulla saga consolatoria del primato morale – si rivela estremamente produttivo, nel definire le coordinate di un “mito” che conduce, in perfetta coerenza, la “scuola di Milano” del Settecento ai decisivi esiti novecenteschi: in una ricerca sul campo dove ai maggiori, con il ricoscimento del loro imprescindibile ruolo nella definizione del canone nazionale, si affiancano “minori” (dalle “donne d’ingegno”, Maria Gaetana Agnesi e Clelia Borromeo, ai giornalisti e ai poligrafi) che guardavano a sviluppi diversi ma non meno ambiziosi. Una sezione del volume è dedicata alle biblioteche sette-ottocentesche (delle istituzioni e degli scrittori), centri fondamentali nella diffusione del sapere e delle idee.
2018
9788876677199
Gaspari, Gianmarco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11383/2071197
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