Il lavoro monografico si prefigge l’obiettivo di indagare i poteri degli organi giurisdizionali nazionali nell’ambito del controllo del rispetto della disciplina degli aiuti di Stato. Tradizionalmente considerato esclusivo il ruolo della Commissione europea in questo settore, esistono spinte, sia consolidate, sia moderne, verso una sua decentralizzazione. Per quanto riguarda le prime, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha sempre confidato al giudice nazionale il compito di salvaguardare l’obbligo di recupero degli aiuti illegalmente erogati, sia a seguito di una decisione di recupero della Commissione, sia autonomamente sul solo fondamento dell’art. 108, par. 3 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea. Per quanto riguarda le seconde, già in diverse occasioni la Corte di giustizia ha affermato che il danneggiato dall’erogazione di un aiuto illegale sarebbe titolato a chiederne il risarcimento allo Stato – quale ente erogante – tramite adeguate azioni presso gli organi giurisdizionali. Tuttavia, per il tipo di questioni pregiudiziale ad essa poste, la Corte non hai mai indagato ulteriormente questo aspetto. Inoltre, la Corte ha sempre negato qualsiasi responsabilità del (o dei) beneficiari(o), fondata sul diritto dell’Unione europea, per l’avvenuta percezione, accettazione o addirittura richiesta di aiuti illegalmente erogati. Rimarrebbero solo salvi eventuali rimedi nazionali, qualora questa condotta sia considerata un illecito nello Stato membro. Il presente lavoro si inserisce in questo quadro di “doppia netta duplicità”: la Commissione e gli organi giurisdizionali, da un lato; la responsabilità dello Stato e l’irresponsabilità del beneficiario, dall’altro. Il fine è quello di individuare la scarsa efficienza di questo quadro giuridico, proponendo soluzioni diverse ma utili per tutelare la libera concorrenza nel mercato (obiettivo ultimo della disciplina sugli aiuti di Stato). Pertanto, il primo capitolo riscostruisce i poteri del giudice nell’ambito di quello che introduttivamente viene definito come public enforcement degli aiuti di Stato, posto a cura dell’interesse collettivo alla libera concorrenza nel mercato. Il capitolo ricostruisce altresì i rapporti fra le decisioni della Commissione e i poteri del giudice e dedica una parte relativa alla cooperazione delle Istituzioni dell’Unione a favore del giudice nazionale presso cui penda una qualsiasi controversia che preveda l’applicazione della disciplina degli aiuti di Stato. Gli altri capitoli sono dedicati al private enforcement, ovvero alla tutela di interessi individuali lesi dall’illecita erogazione di un aiuto illegale. Nel secondo capitolo si analizza la responsabilità extracontrattuale dello Stato membro, ricordandone i requisiti essenziali ed analizzando la loro applicazione nel caso specifico. Ampio spazio viene dedicato agli effetti delle diverse decisioni della Commissione nella valutazione della responsabilità, all’individuazione dei danneggiati, ad alcune particolarità proprie della disciplina sugli aiuti di Stato. Il paragrafo conclusivo suggerisce la possibilità di una futura armonizzazione delle azioni di danno derivanti dall’illegale erogazione degli aiuti. Il terzo capitolo intende superare le attuali posizioni della giurisprudenza e della prassi quanto all’irresponsabilità del beneficiario sul fondamento del diritto dell’Unione europea. Nella prima sezione del terzo capitolo vengono individuate le lacune e le contraddizioni del quadro giuridico attuale, argomentati possibili motivi di superamento e analizzati i benefici di questo superamento. Vengono quindi ricostruite le condizioni per la sussistenza di una responsabilità extracontrattuale che trovi una base comune nel diritto dell’Unione europea. Nella seconda sezione vengono individuate alcune azioni specifiche, conosciute nella maggior parte degli ordinamenti degli Stati membri, che possono essere utili a riequilibrare la situazione di mercato a seguito delle perturbazioni derivanti dall’illegale erogazione e da eventuali ulteriori condotte attuate dai beneficiari in occasione della stessa. L’ultimo capitolo è dedicato alle questioni internazionalprivatistiche che classicamente possono sorgere in azioni di responsabilità extracontrattuale derivanti dall’illegale erogazione dell’aiuto. Preliminarmente si affrontano le questioni dell’applicabilità dei regolamenti dell’Unione in materia civile e commerciale e dell’eventuale immunità giurisdizionale dello Stato. Quindi si discute della determinazione della giurisdizione e della legge applicabile. Tali ultime questioni vengono esaminate anche con riferimento ai rapporti privatistici. Infine, si dà conto della semplicità degli strumenti di riconoscimento ed esecuzione delle sentenze emanate in un altro Stato membro, nonché della possibilità di sfruttare taluni procedimenti civili uniformi introdotti dall’Unione europea. Conclusivamente si nota lo scarso sviluppo del private enforcement della disciplina degli aiuti di Stato e se ne delineano le ulteriori cause. Se vi è in atto un processo di decentramento del controllo, questo pare molto lento e passa piuttosto per il ruolo dell’organo giurisdizionale nazionale come public enforcer. Si delineano possibili sviluppi futuri.

Il ruolo del giudice nazionale nell’enforcement della disciplina sugli aiuti di Stato dell’Unione europea

Silvia marino
2021-01-01

Abstract

Il lavoro monografico si prefigge l’obiettivo di indagare i poteri degli organi giurisdizionali nazionali nell’ambito del controllo del rispetto della disciplina degli aiuti di Stato. Tradizionalmente considerato esclusivo il ruolo della Commissione europea in questo settore, esistono spinte, sia consolidate, sia moderne, verso una sua decentralizzazione. Per quanto riguarda le prime, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha sempre confidato al giudice nazionale il compito di salvaguardare l’obbligo di recupero degli aiuti illegalmente erogati, sia a seguito di una decisione di recupero della Commissione, sia autonomamente sul solo fondamento dell’art. 108, par. 3 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea. Per quanto riguarda le seconde, già in diverse occasioni la Corte di giustizia ha affermato che il danneggiato dall’erogazione di un aiuto illegale sarebbe titolato a chiederne il risarcimento allo Stato – quale ente erogante – tramite adeguate azioni presso gli organi giurisdizionali. Tuttavia, per il tipo di questioni pregiudiziale ad essa poste, la Corte non hai mai indagato ulteriormente questo aspetto. Inoltre, la Corte ha sempre negato qualsiasi responsabilità del (o dei) beneficiari(o), fondata sul diritto dell’Unione europea, per l’avvenuta percezione, accettazione o addirittura richiesta di aiuti illegalmente erogati. Rimarrebbero solo salvi eventuali rimedi nazionali, qualora questa condotta sia considerata un illecito nello Stato membro. Il presente lavoro si inserisce in questo quadro di “doppia netta duplicità”: la Commissione e gli organi giurisdizionali, da un lato; la responsabilità dello Stato e l’irresponsabilità del beneficiario, dall’altro. Il fine è quello di individuare la scarsa efficienza di questo quadro giuridico, proponendo soluzioni diverse ma utili per tutelare la libera concorrenza nel mercato (obiettivo ultimo della disciplina sugli aiuti di Stato). Pertanto, il primo capitolo riscostruisce i poteri del giudice nell’ambito di quello che introduttivamente viene definito come public enforcement degli aiuti di Stato, posto a cura dell’interesse collettivo alla libera concorrenza nel mercato. Il capitolo ricostruisce altresì i rapporti fra le decisioni della Commissione e i poteri del giudice e dedica una parte relativa alla cooperazione delle Istituzioni dell’Unione a favore del giudice nazionale presso cui penda una qualsiasi controversia che preveda l’applicazione della disciplina degli aiuti di Stato. Gli altri capitoli sono dedicati al private enforcement, ovvero alla tutela di interessi individuali lesi dall’illecita erogazione di un aiuto illegale. Nel secondo capitolo si analizza la responsabilità extracontrattuale dello Stato membro, ricordandone i requisiti essenziali ed analizzando la loro applicazione nel caso specifico. Ampio spazio viene dedicato agli effetti delle diverse decisioni della Commissione nella valutazione della responsabilità, all’individuazione dei danneggiati, ad alcune particolarità proprie della disciplina sugli aiuti di Stato. Il paragrafo conclusivo suggerisce la possibilità di una futura armonizzazione delle azioni di danno derivanti dall’illegale erogazione degli aiuti. Il terzo capitolo intende superare le attuali posizioni della giurisprudenza e della prassi quanto all’irresponsabilità del beneficiario sul fondamento del diritto dell’Unione europea. Nella prima sezione del terzo capitolo vengono individuate le lacune e le contraddizioni del quadro giuridico attuale, argomentati possibili motivi di superamento e analizzati i benefici di questo superamento. Vengono quindi ricostruite le condizioni per la sussistenza di una responsabilità extracontrattuale che trovi una base comune nel diritto dell’Unione europea. Nella seconda sezione vengono individuate alcune azioni specifiche, conosciute nella maggior parte degli ordinamenti degli Stati membri, che possono essere utili a riequilibrare la situazione di mercato a seguito delle perturbazioni derivanti dall’illegale erogazione e da eventuali ulteriori condotte attuate dai beneficiari in occasione della stessa. L’ultimo capitolo è dedicato alle questioni internazionalprivatistiche che classicamente possono sorgere in azioni di responsabilità extracontrattuale derivanti dall’illegale erogazione dell’aiuto. Preliminarmente si affrontano le questioni dell’applicabilità dei regolamenti dell’Unione in materia civile e commerciale e dell’eventuale immunità giurisdizionale dello Stato. Quindi si discute della determinazione della giurisdizione e della legge applicabile. Tali ultime questioni vengono esaminate anche con riferimento ai rapporti privatistici. Infine, si dà conto della semplicità degli strumenti di riconoscimento ed esecuzione delle sentenze emanate in un altro Stato membro, nonché della possibilità di sfruttare taluni procedimenti civili uniformi introdotti dall’Unione europea. Conclusivamente si nota lo scarso sviluppo del private enforcement della disciplina degli aiuti di Stato e se ne delineano le ulteriori cause. Se vi è in atto un processo di decentramento del controllo, questo pare molto lento e passa piuttosto per il ruolo dell’organo giurisdizionale nazionale come public enforcer. Si delineano possibili sviluppi futuri.
2021
9788891919502
Marino, Silvia
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