È noto come, tra i soggetti più gettonati della produzione narrativa, ci sia sicuramente la Luna e l’idea che vi potesse essere vita tanto che, nel corso dei secoli, anzi dei millen-ni – dall’antichità a oggi – la Luna è stata oggetto di utopie, distopie o qualcosa a metà strada tra queste due rappresentazioni. Ma se è vero che le produzioni narrative con oggetto la Luna e le sue forme di vita sono numerose, è altrettanto noto come tali espressioni siano sempre frutto del loro tempo e di precise circostanze, e si siano rifatte di volta in volta alle speculazioni filosofiche, alle intuizioni scientifiche, o ancora ai fatti di cronaca, alle difficoltà della quotidianità, alle paure che emergevano dalla quotidianità. A questo proposito vorrei portare l’attenzione su due scritti, uno inglese e uno francese, dati alle stampe nei primi decen-ni del XVII secolo. Il testo inglese, L’uomo sulla Luna, fu pubblicato nel 1638 ma scritto dal suo autore – Francis Godwin, un religioso, vescovo della Chiesa di Inghilterra – con molta probabili-tà negli anni Venti del Seicento, anni per l’Inghilterra di Elisabetta I di particolare fri-zione sociale e religiosa e di grande rivalità politica con le altre potenze europee. Il testo francese, L’altro mondo ovvero Stati e imperi della Luna, fu pubblicato nel 1657 ma composto dal suo autore – Cyrano de Bergerac – con molta probabilità negli anni ’40. Gli anni della Fronda, cioè anni, per la Francia, di forte tensione politica e so-ciale e, per l’Europa, di intensa conflittualità politica, sociale, religiosa (sul destino dell’Europa incombeva ancora la Guerra dei Trent’anni). Due scritti tanto specchio dei problemi, delle ansie, delle rivalità del loro tempo. Preoc-cupazioni, paure, pregiudizi che, con i dovuti aggiustamenti, si rintracciano ancora nel-la nostra quotidianità.
"Specchio e spugna dei sentimenti che trasudano dalla società": la Luna nell'immaginario del XVII secolo
Katia Visconti
2020-01-01
Abstract
È noto come, tra i soggetti più gettonati della produzione narrativa, ci sia sicuramente la Luna e l’idea che vi potesse essere vita tanto che, nel corso dei secoli, anzi dei millen-ni – dall’antichità a oggi – la Luna è stata oggetto di utopie, distopie o qualcosa a metà strada tra queste due rappresentazioni. Ma se è vero che le produzioni narrative con oggetto la Luna e le sue forme di vita sono numerose, è altrettanto noto come tali espressioni siano sempre frutto del loro tempo e di precise circostanze, e si siano rifatte di volta in volta alle speculazioni filosofiche, alle intuizioni scientifiche, o ancora ai fatti di cronaca, alle difficoltà della quotidianità, alle paure che emergevano dalla quotidianità. A questo proposito vorrei portare l’attenzione su due scritti, uno inglese e uno francese, dati alle stampe nei primi decen-ni del XVII secolo. Il testo inglese, L’uomo sulla Luna, fu pubblicato nel 1638 ma scritto dal suo autore – Francis Godwin, un religioso, vescovo della Chiesa di Inghilterra – con molta probabili-tà negli anni Venti del Seicento, anni per l’Inghilterra di Elisabetta I di particolare fri-zione sociale e religiosa e di grande rivalità politica con le altre potenze europee. Il testo francese, L’altro mondo ovvero Stati e imperi della Luna, fu pubblicato nel 1657 ma composto dal suo autore – Cyrano de Bergerac – con molta probabilità negli anni ’40. Gli anni della Fronda, cioè anni, per la Francia, di forte tensione politica e so-ciale e, per l’Europa, di intensa conflittualità politica, sociale, religiosa (sul destino dell’Europa incombeva ancora la Guerra dei Trent’anni). Due scritti tanto specchio dei problemi, delle ansie, delle rivalità del loro tempo. Preoc-cupazioni, paure, pregiudizi che, con i dovuti aggiustamenti, si rintracciano ancora nel-la nostra quotidianità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.