La premessa da cui trae origine questa riflessione muove dal medium filmico, strumento che, anche nella sua veste ‘seriale’, gode di una potenzialità comunicativa capace di influire sia sulla percezione dell’immagine di un territorio (Pollice, 2012; Amato, dell’Agnese, 2014), sia sulla costruzione di un’offerta paesaggistica ad hoc, merce per l’industria del cinema (Cucco, Richeri, 2013; Nicosia, 2012). Nella lunga lista di serie TV girate in Puglia durante gli ultimi cinque anni, ovvero da quando l’Apulia Film Commission ha ramificato la sua presenza fino alla provincia di Lecce, sono state proposte al pubblico delle rappresentazioni territoriali fortemente stereotipate. I leitmotiv sono due, sempre gli stessi: Puglia patria del codice d’onore, con la mafia come elemento folkloristico della narrazione e Puglia meta onirica, in cui la vita scorre tra masserie, famiglie numerose, cibo abbondante e tovaglie di lino. Ma in questa caratterizzazione tanto estrema quanto irreale, oltre al tentativo evidente di influenzare l’immaginario della domanda turistica, ci si chiede se sia possibile supporre un effetto amplificatore della literacy configurativa (Clemente, 2015; Maggioli, 2015; Turco, 2015; Zerbi, 2015) attraverso un implicito coinvolgimento della società locale. Dopo una premessa teorico/metodologica che inquadri le tematiche di literacy configurativa del paesaggio e la relazione tra immagine e immaginario, si vuole analizzare come le Serie TV propongono nuove destinazioni del turismo moderno e, in secondo luogo, come la suggestione e l’interpretazione del paesaggio attraverso le Serie stesse, può avere effetti anche sulla comunità locale in un circuito virtuoso in cui si azzerano i lati oscuri del territorio grazie alla loro banalizzazione e, per lo stesso mezzo, si elevano i valori condivisi. Un circuito virtuoso in cui il male perde e su tutto troneggiano bianche tovaglie di lino.

La rappresentazione del territorio nelle serie TV. Il caso pugliese, tra mafia e tovaglie di lino

Valentina Albanese
2017-01-01

Abstract

La premessa da cui trae origine questa riflessione muove dal medium filmico, strumento che, anche nella sua veste ‘seriale’, gode di una potenzialità comunicativa capace di influire sia sulla percezione dell’immagine di un territorio (Pollice, 2012; Amato, dell’Agnese, 2014), sia sulla costruzione di un’offerta paesaggistica ad hoc, merce per l’industria del cinema (Cucco, Richeri, 2013; Nicosia, 2012). Nella lunga lista di serie TV girate in Puglia durante gli ultimi cinque anni, ovvero da quando l’Apulia Film Commission ha ramificato la sua presenza fino alla provincia di Lecce, sono state proposte al pubblico delle rappresentazioni territoriali fortemente stereotipate. I leitmotiv sono due, sempre gli stessi: Puglia patria del codice d’onore, con la mafia come elemento folkloristico della narrazione e Puglia meta onirica, in cui la vita scorre tra masserie, famiglie numerose, cibo abbondante e tovaglie di lino. Ma in questa caratterizzazione tanto estrema quanto irreale, oltre al tentativo evidente di influenzare l’immaginario della domanda turistica, ci si chiede se sia possibile supporre un effetto amplificatore della literacy configurativa (Clemente, 2015; Maggioli, 2015; Turco, 2015; Zerbi, 2015) attraverso un implicito coinvolgimento della società locale. Dopo una premessa teorico/metodologica che inquadri le tematiche di literacy configurativa del paesaggio e la relazione tra immagine e immaginario, si vuole analizzare come le Serie TV propongono nuove destinazioni del turismo moderno e, in secondo luogo, come la suggestione e l’interpretazione del paesaggio attraverso le Serie stesse, può avere effetti anche sulla comunità locale in un circuito virtuoso in cui si azzerano i lati oscuri del territorio grazie alla loro banalizzazione e, per lo stesso mezzo, si elevano i valori condivisi. Un circuito virtuoso in cui il male perde e su tutto troneggiano bianche tovaglie di lino.
2017
9788825510553
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