Il territorio del/nel web . – Nei primi anni duemila i territori del web sono stati interpretati perlopiù come luoghi senza spazio fisico, salvo sfumare nel tempo questa perimetrazione concettuale verso nuovi paradigmi concettuali via via più vicini a quelli dello spazio ibrido, il cyberplace, cui si approda solo nel 2011. L’a-spazialità del cyberspace, infatti, in un primo momento ha costituito un riferimento importante per i geografi che andavano sistematizzando il pensiero sullo spazio virtuale. Dalla cartolina a Instagram, lo spazio delle comunicazioni si è orientato in maniera massiccia verso lo spazio senza spazio, il cyberspace. Aharon Kellerman (2007 ) già qualche anno addietro scriveva: Real space has been conventionally referred to as producing a variety of individual cognitive experiences categorized by the type of the experienced environments, and these experiences have been explored since the 1960s. Major examples include personal experiencing of indoor spaces versus outdoor spaces, and human exposure to urban spaces as compared to rural and natural spaces. An ontological classification of space, bearing on its human experiencing, was made by viewing space respectively as invocations of material spatial practices, representations of space, and spaces of representation. On the other hand, however, the experiencing of the more novel cyberspace has been so farmainly interpreted from the perspective of the experiencing individuals, and as such it may be viewed as constituting a first step in the analysis of cognitive cyberspace. The very possibility that cyberspace can be classified into several types of space that are analogous to the several types of cognized physical space, and that these distinct classes of cyberspace may involve differing cognitive experiences, has not yet been discussed explicitly as such (Kellermann, 2007, p. 6). Ciò che abbiamo imparato a chiamare cyberspace è costituito da ciò che è virtualmente reale e la sua relazione con ciò che è materiale (Shields, 2003 ). Lungo questo tracciato, riconosciamo il virtuale non più come un mero medium, luogo dematerializzato di operazioni intangibili, bensì come un ambiente di relazioni tra le azioni dell’uomo e lo spazio. Questa caratteristica relazionale ha conferito ai luoghi del virtuale caratteristiche più tangibili e ha individuato collocazioni fisiche nello spazio delle relazioni mediate dal web (Crang, Crang, May, 1999 ). Attraverso queste considerazioni, è ormai difficile interpretare il cyberspazio come un’entità a sé stante, immateriale, perché sempre più strette sono le sue relazioni con lo spazio fisico e anche perché è innegabile la ripercussione sul territorio delle azioni intraprese nel web (l’e-commerce ha bisogno di trasporti, le foto di una destinazione di viaggio richiamano turisti, la musica ha i concerti etc.). Pur rimanendo nel reame dell’intangibilità, il cyberspazio è dunque incorporato nello spazio fisico (Dodge, Kitchin, 2001 , Li et alii, 2001 ) ancora di più per quel che riguarda i riflessi delle sue azioni sul territorio. Lo spazio virtuale si fonde con lo spazio fisico in un rapporto co-evolutivo da cui discendono spazi difficilmente scindibili, reciprocamente modellati secondo le leggi complesse di tutti i sistemi territoriali. Alcuni Autori, proprio in quest’ottica, danno un’interpretazione del cyberplace come la reinterpretazione di un non-luogo à la Augé, ma di nuova generazione (Augé, 2009 ; Bolter & Grusin, 1999 ; Graham, 1998 ). Tale reinterpretazione non tiene più conto di una relazione tra world wide web e spazio geografico della realtà perché non considera i due come spazi antitetici o separati, bensì come prolungamenti l’uno dell’altro.

Place Image della riviera romagnola attraverso l’applicazione della Sentiment analysis

Valentina Albanese
2019-01-01

Abstract

Il territorio del/nel web . – Nei primi anni duemila i territori del web sono stati interpretati perlopiù come luoghi senza spazio fisico, salvo sfumare nel tempo questa perimetrazione concettuale verso nuovi paradigmi concettuali via via più vicini a quelli dello spazio ibrido, il cyberplace, cui si approda solo nel 2011. L’a-spazialità del cyberspace, infatti, in un primo momento ha costituito un riferimento importante per i geografi che andavano sistematizzando il pensiero sullo spazio virtuale. Dalla cartolina a Instagram, lo spazio delle comunicazioni si è orientato in maniera massiccia verso lo spazio senza spazio, il cyberspace. Aharon Kellerman (2007 ) già qualche anno addietro scriveva: Real space has been conventionally referred to as producing a variety of individual cognitive experiences categorized by the type of the experienced environments, and these experiences have been explored since the 1960s. Major examples include personal experiencing of indoor spaces versus outdoor spaces, and human exposure to urban spaces as compared to rural and natural spaces. An ontological classification of space, bearing on its human experiencing, was made by viewing space respectively as invocations of material spatial practices, representations of space, and spaces of representation. On the other hand, however, the experiencing of the more novel cyberspace has been so farmainly interpreted from the perspective of the experiencing individuals, and as such it may be viewed as constituting a first step in the analysis of cognitive cyberspace. The very possibility that cyberspace can be classified into several types of space that are analogous to the several types of cognized physical space, and that these distinct classes of cyberspace may involve differing cognitive experiences, has not yet been discussed explicitly as such (Kellermann, 2007, p. 6). Ciò che abbiamo imparato a chiamare cyberspace è costituito da ciò che è virtualmente reale e la sua relazione con ciò che è materiale (Shields, 2003 ). Lungo questo tracciato, riconosciamo il virtuale non più come un mero medium, luogo dematerializzato di operazioni intangibili, bensì come un ambiente di relazioni tra le azioni dell’uomo e lo spazio. Questa caratteristica relazionale ha conferito ai luoghi del virtuale caratteristiche più tangibili e ha individuato collocazioni fisiche nello spazio delle relazioni mediate dal web (Crang, Crang, May, 1999 ). Attraverso queste considerazioni, è ormai difficile interpretare il cyberspazio come un’entità a sé stante, immateriale, perché sempre più strette sono le sue relazioni con lo spazio fisico e anche perché è innegabile la ripercussione sul territorio delle azioni intraprese nel web (l’e-commerce ha bisogno di trasporti, le foto di una destinazione di viaggio richiamano turisti, la musica ha i concerti etc.). Pur rimanendo nel reame dell’intangibilità, il cyberspazio è dunque incorporato nello spazio fisico (Dodge, Kitchin, 2001 , Li et alii, 2001 ) ancora di più per quel che riguarda i riflessi delle sue azioni sul territorio. Lo spazio virtuale si fonde con lo spazio fisico in un rapporto co-evolutivo da cui discendono spazi difficilmente scindibili, reciprocamente modellati secondo le leggi complesse di tutti i sistemi territoriali. Alcuni Autori, proprio in quest’ottica, danno un’interpretazione del cyberplace come la reinterpretazione di un non-luogo à la Augé, ma di nuova generazione (Augé, 2009 ; Bolter & Grusin, 1999 ; Graham, 1998 ). Tale reinterpretazione non tiene più conto di una relazione tra world wide web e spazio geografico della realtà perché non considera i due come spazi antitetici o separati, bensì come prolungamenti l’uno dell’altro.
2019
9788831413046
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