L'intervento di amputazione addomino-perineale ancora oggi rappresenta una scelta chirurgica obbligata nelle lesioni neoplastiche del retto inferiore quando la neoplasia infiltra a pieno spessore la parete del viscere (T3-T4). La ripresa di malattia, tuttavia, rappresenta un'evenienza temibile ancorché frequente soprattutto nelle lesioni con impegno linfonodale. L'atteggiamento terapeutico è condizionato anche dal trattamento sulla lesione primitiva spesso condotto con terapie integrate (chirurgia-radioterapia-chemioterapia). La recidiva pelvica è poco vascolarizzata, per questo non determina un'incremento significativo dei markers sierici. Spesso il sintomo clinico precede il quadro strumentale e anche la TAC non riesce a identificare piccole recidive incastonate in cicatrici esuberanti. L'identificazione di una piccola recidiva nello scavo pelvico è facilitata dal!'ago-biopsia, che ha valore solo in caso di positività. La nostra esperienza si basa sull'osservazione di 243 ricorrenze nel periodo 1974-1990. Abbiamo trattato chirurgicamente 18 pazienti con recidiva locale isolata dopo Miles. La diagnosi clinico-strumentale di recidiva è stata posta in media 20 mesi dopo il trattamento chirurgico inziale. Nel periodo 74-80 la diagnosi è stata sempre clinica. Nel periodo 80-90 sono state impiegate TC addomino-pelvicha, US transvaginale, immuno-scintigrafia monoclonale. La terapia è stata giudicata radicale in 10 casi, palliativa negli altri. La mortalità è stata del 5.5%, la morbilità elevata (55%). La remissione dei sintomi si è ottenuta in tutti i pazienti sottoposti a terapia radicale e in 4 pazienti con terapia palliativa. La ripresa dei sintomi si è verificata in 10 pazienti nell'arco di 24 mesi. La sopravvivenza a distanza è stata in media di 28 mesi nel gruppo sottoposto a terapia radicale. Un gruppo di 5 pazienti è stato inoltre sottoposto a radioterapia postoperatoria per il controllo del dolore.
Terapia chirurgica della recidiva pelvica dopo Miles
GAETA, LUIGI
1995-01-01
Abstract
L'intervento di amputazione addomino-perineale ancora oggi rappresenta una scelta chirurgica obbligata nelle lesioni neoplastiche del retto inferiore quando la neoplasia infiltra a pieno spessore la parete del viscere (T3-T4). La ripresa di malattia, tuttavia, rappresenta un'evenienza temibile ancorché frequente soprattutto nelle lesioni con impegno linfonodale. L'atteggiamento terapeutico è condizionato anche dal trattamento sulla lesione primitiva spesso condotto con terapie integrate (chirurgia-radioterapia-chemioterapia). La recidiva pelvica è poco vascolarizzata, per questo non determina un'incremento significativo dei markers sierici. Spesso il sintomo clinico precede il quadro strumentale e anche la TAC non riesce a identificare piccole recidive incastonate in cicatrici esuberanti. L'identificazione di una piccola recidiva nello scavo pelvico è facilitata dal!'ago-biopsia, che ha valore solo in caso di positività. La nostra esperienza si basa sull'osservazione di 243 ricorrenze nel periodo 1974-1990. Abbiamo trattato chirurgicamente 18 pazienti con recidiva locale isolata dopo Miles. La diagnosi clinico-strumentale di recidiva è stata posta in media 20 mesi dopo il trattamento chirurgico inziale. Nel periodo 74-80 la diagnosi è stata sempre clinica. Nel periodo 80-90 sono state impiegate TC addomino-pelvicha, US transvaginale, immuno-scintigrafia monoclonale. La terapia è stata giudicata radicale in 10 casi, palliativa negli altri. La mortalità è stata del 5.5%, la morbilità elevata (55%). La remissione dei sintomi si è ottenuta in tutti i pazienti sottoposti a terapia radicale e in 4 pazienti con terapia palliativa. La ripresa dei sintomi si è verificata in 10 pazienti nell'arco di 24 mesi. La sopravvivenza a distanza è stata in media di 28 mesi nel gruppo sottoposto a terapia radicale. Un gruppo di 5 pazienti è stato inoltre sottoposto a radioterapia postoperatoria per il controllo del dolore.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.