L’estensione al Regno d’Italia dell’organizzazione giudiziaria sabauda, ridisegnata frettolosamente nel 1859, in regime di pieni poteri, suscita sin da subito critiche, resistenze e reazioni. Le iniziative di riforma non mancano, ma solo parziali ritocchi trovano attuazione. Fondamentale importanza è attribuita al sistema di scelta e di formazione dei giudici, anche ai fini di risollevare il prestigio di una magistratura che dà segni di decadenza. L’ampio dibattito degli anni ’80 è influenzato dalle coeve discussioni francesi; una parte di esso è dedicata all’analisi di vari ordinamenti stranieri, allo scopo di individuare le soluzioni più adatte al contesto italiano. Tutti ritengono opportuno snellire gli organici per migliorare la qualità del personale giudicante: di conseguenza, potrebbero essere aumentate le retribuzioni e la carriera diverrebbe più attraente per i giovani di ingegno brillante. Vengono affrontate questioni cruciali: i requisiti culturali, tecnici e morali dei candidati, i metodi di selezione, la durata e i contenuti del tirocinio. Nelle operazioni di reclutamento non si nega, in generale, un ruolo di rilievo al ministro della giustizia, ma si auspica che alcune sue attribuzioni vengano trasferite a organi della magistratura. Le idee e le proposte scaturite dal dibattito forniscono preziosi suggerimenti al legislatore, che nel 1890, su iniziativa del ministro Zanardelli, vara una legge sulle ammissioni e sulle promozioni dei magistrati.
Il reclutamento dei magistrati nel dibattito del tardo Ottocento
DANUSSO, CRISTINA
2011-01-01
Abstract
L’estensione al Regno d’Italia dell’organizzazione giudiziaria sabauda, ridisegnata frettolosamente nel 1859, in regime di pieni poteri, suscita sin da subito critiche, resistenze e reazioni. Le iniziative di riforma non mancano, ma solo parziali ritocchi trovano attuazione. Fondamentale importanza è attribuita al sistema di scelta e di formazione dei giudici, anche ai fini di risollevare il prestigio di una magistratura che dà segni di decadenza. L’ampio dibattito degli anni ’80 è influenzato dalle coeve discussioni francesi; una parte di esso è dedicata all’analisi di vari ordinamenti stranieri, allo scopo di individuare le soluzioni più adatte al contesto italiano. Tutti ritengono opportuno snellire gli organici per migliorare la qualità del personale giudicante: di conseguenza, potrebbero essere aumentate le retribuzioni e la carriera diverrebbe più attraente per i giovani di ingegno brillante. Vengono affrontate questioni cruciali: i requisiti culturali, tecnici e morali dei candidati, i metodi di selezione, la durata e i contenuti del tirocinio. Nelle operazioni di reclutamento non si nega, in generale, un ruolo di rilievo al ministro della giustizia, ma si auspica che alcune sue attribuzioni vengano trasferite a organi della magistratura. Le idee e le proposte scaturite dal dibattito forniscono preziosi suggerimenti al legislatore, che nel 1890, su iniziativa del ministro Zanardelli, vara una legge sulle ammissioni e sulle promozioni dei magistrati.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.