Il contributo prende le mosse dalla sentenza A della Corte di giustizia dell'Unione europea, che chiarisce la nozione di residenza abituale del minore ai sensi del reg. n. 2201/2003. Dopo l'analisi delle elaborazioni dottrinali e della giurisprudenza, nazionale e straniera, sulla nozione, non solo a livello comunitario, ma anche in relazione alle diverse Convenzioni dell'Aja relative alla protezione dei minori, l'articolo esamina la soluzione della Corte. Se ne sottolinea il carattere concreto e la necessità di procedere a valutazioni caso per caso. Inoltre, pare rilevante l'assenza di qualsiasi elemento volontaristico. Alla luce dei criteri così individuati dalla Corte, si esamina il rapporto fra art. 8 e art. 13 del regolamento, al fine di comprendere se questioni relative a un minore residente in uno Stato terzo possano essere sottoposte a un giudice di un paese membro in forza della sola presenza del primo nel territorio di uno Stato dell'Unione. Ci si chiede, inoltre, se la sentenza possa fornire dei criteri anche per l'individuazione della residenza abituale degli adulti nell'ambito dello stesso reg. n. 2201/2003. Considerata anche la giurisprudenza della Corte interpretativa di questa locuzione in altri settori del diritto dell'Unione europea, si fornisce una definizione della residenza abituale dell'adulto che possa essere appropriata nella cooperazione giudiziaria civile comunitaria.
Nuovi criteri interpretativi per la determinazione della giurisdizione in materia di responsabilità genitoriale: la nozione di residenza abituale dei minori in una recente sentenza della Corte di giustizia CE
MARINO, SILVIA
2010-01-01
Abstract
Il contributo prende le mosse dalla sentenza A della Corte di giustizia dell'Unione europea, che chiarisce la nozione di residenza abituale del minore ai sensi del reg. n. 2201/2003. Dopo l'analisi delle elaborazioni dottrinali e della giurisprudenza, nazionale e straniera, sulla nozione, non solo a livello comunitario, ma anche in relazione alle diverse Convenzioni dell'Aja relative alla protezione dei minori, l'articolo esamina la soluzione della Corte. Se ne sottolinea il carattere concreto e la necessità di procedere a valutazioni caso per caso. Inoltre, pare rilevante l'assenza di qualsiasi elemento volontaristico. Alla luce dei criteri così individuati dalla Corte, si esamina il rapporto fra art. 8 e art. 13 del regolamento, al fine di comprendere se questioni relative a un minore residente in uno Stato terzo possano essere sottoposte a un giudice di un paese membro in forza della sola presenza del primo nel territorio di uno Stato dell'Unione. Ci si chiede, inoltre, se la sentenza possa fornire dei criteri anche per l'individuazione della residenza abituale degli adulti nell'ambito dello stesso reg. n. 2201/2003. Considerata anche la giurisprudenza della Corte interpretativa di questa locuzione in altri settori del diritto dell'Unione europea, si fornisce una definizione della residenza abituale dell'adulto che possa essere appropriata nella cooperazione giudiziaria civile comunitaria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.