La leggenda di Cosma e Damiano testimonia il fatto che il trapianto di organi affonda le sue radici agli albori della medicina. Ad oggi, dopo solo pochi decenni dal primo trapianto da uomo a uomo, sono stati raggiunti quasi tutti i risultati auspicati, la possibilità di sopravvivere è aumentata e le condizioni di vita di migliaia di pazienti sono migliorate, ma ancora c’è chi muore in lista d’attesa. Quali le possibili soluzioni? Visto e considerato che esistono criteri tecnici accettati a livello internazionale in merito all’accertamento della morte cerebrale è possibile ipotizzare linee guida condivise, se non a livello globale (essendovi tradizioni culturali, sociali e religiosi troppo differenti) almeno a livello europeo? Analizzando i ventisette codici di deontologia medica degli stati membri dell’Unione Europea è emerso che solo diciassette dedicano almeno un articolo o un riferimento esplicito al processo di donazione - prelievo - trapianto di organi. Inoltre, non sono molti i punti unanimemente condivisi. Due sono le tematiche prese in esame da quasi tutti i codici che trattano dell’argomento: la necessità di un’informazione precisa e corretta non solo ai riceventi o ai potenziali donatori, ma anche e soprattutto al donatore vivente (il soggetto più debole dell’intero processo) e il tema della gratuità del dono e della totale libertà di questo gesto sia nel caso in cui la scelta sia presa pre-mortem sia quando è, invece, effettuata dai famigliari post-mortem. Si è poi dedicata una particolare attenzione anche alle novità sul tema contenute nella bozza del nuovo codice di deontologia medica italiano. A fronte dell’analisi globale dei codici europei è emerso che, al momento, sono ancora troppo poche le tematiche comuni prese in esame e ancora troppi gli stati che non fanno alcuna menzione al trapianto in generale. Oltre a ciò non si ritrova alcun accenno né alle nuove tecniche trapiantologiche (si pensi, per esempio, agli xenotrapianti, ai trapianti con organi artificiali o a quelli a cuore fermo) né alle forme meno comuni di trapianto da vivente, ossia la donazione samaritana e il cross over. Forse, quindi, le questioni etiche connesse al trapianto sono ancora troppo dibattute per poter ipotizzare linee guida condivise da tutti i ventisette stati membri dell’Unione Europea. Prima che si possa arrivare a questo punto, infatti, ogni singolo stato dovrà vagliare tutte le opzioni possibili, cercando tra queste quelle che più si adattano alle leggi ed alle tradizioni già esistenti.
I codici deontologici europei e il trapianto di organi
PICOZZI, MARIO
2014-01-01
Abstract
La leggenda di Cosma e Damiano testimonia il fatto che il trapianto di organi affonda le sue radici agli albori della medicina. Ad oggi, dopo solo pochi decenni dal primo trapianto da uomo a uomo, sono stati raggiunti quasi tutti i risultati auspicati, la possibilità di sopravvivere è aumentata e le condizioni di vita di migliaia di pazienti sono migliorate, ma ancora c’è chi muore in lista d’attesa. Quali le possibili soluzioni? Visto e considerato che esistono criteri tecnici accettati a livello internazionale in merito all’accertamento della morte cerebrale è possibile ipotizzare linee guida condivise, se non a livello globale (essendovi tradizioni culturali, sociali e religiosi troppo differenti) almeno a livello europeo? Analizzando i ventisette codici di deontologia medica degli stati membri dell’Unione Europea è emerso che solo diciassette dedicano almeno un articolo o un riferimento esplicito al processo di donazione - prelievo - trapianto di organi. Inoltre, non sono molti i punti unanimemente condivisi. Due sono le tematiche prese in esame da quasi tutti i codici che trattano dell’argomento: la necessità di un’informazione precisa e corretta non solo ai riceventi o ai potenziali donatori, ma anche e soprattutto al donatore vivente (il soggetto più debole dell’intero processo) e il tema della gratuità del dono e della totale libertà di questo gesto sia nel caso in cui la scelta sia presa pre-mortem sia quando è, invece, effettuata dai famigliari post-mortem. Si è poi dedicata una particolare attenzione anche alle novità sul tema contenute nella bozza del nuovo codice di deontologia medica italiano. A fronte dell’analisi globale dei codici europei è emerso che, al momento, sono ancora troppo poche le tematiche comuni prese in esame e ancora troppi gli stati che non fanno alcuna menzione al trapianto in generale. Oltre a ciò non si ritrova alcun accenno né alle nuove tecniche trapiantologiche (si pensi, per esempio, agli xenotrapianti, ai trapianti con organi artificiali o a quelli a cuore fermo) né alle forme meno comuni di trapianto da vivente, ossia la donazione samaritana e il cross over. Forse, quindi, le questioni etiche connesse al trapianto sono ancora troppo dibattute per poter ipotizzare linee guida condivise da tutti i ventisette stati membri dell’Unione Europea. Prima che si possa arrivare a questo punto, infatti, ogni singolo stato dovrà vagliare tutte le opzioni possibili, cercando tra queste quelle che più si adattano alle leggi ed alle tradizioni già esistenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.