Il concetto di sviluppo sostenibile ha rappresentato uno dei più importanti veicoli per la diffusione della cultura ecologica, volta alla preservazione delle risorse naturali e dell’ambiente, a favore delle generazioni future. Mentre però nei Paesi di più antica industrializzazione, che oggi si trovano in una fase di crescita matura e con tassi bassi se non addirittura negativi, tale cultura è ormai largamente diffusa e condivisa, nei Paesi di più recente industrializzazione o sulla via di una importante fase di crescita, l’etica ecologista è ancora lontana dal divenire maggioritaria. Tale notevole asimmetria, pur compatibile con la curva di Kuznets ambientale, pone alcune questioni di non facile soluzione allorché si guardi a problematiche relative all’intero pianeta. Ad esempio nello stipulare accordi globali volti a prevenire il cambiamento climatico e il surriscaldamento del pianeta, i Paesi non ancora ambientalisti convinti non firmeranno tali accordi o se pure firmeranno cercheranno scappatoie per rendere a loro inapplicabili gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento. Ma un accordo che non fosse globale e lasciasse fuori importanti Paesi inquinatori non potrebbe avere successo. Il protocollo di Kyoto che pure può essere considerato un passaggio di successo, firmato da molti Paesi alla fine degli anni Novanta ed entrato in vigore sia pure con ritardo nel 2005, non può ancora essere considerato un accordo globale, visto che USA, Australia, Cina e India, per diversi motivi non hanno partecipato allo sforzo di riduzione dell’inquinamento. Vi sono quindi nella comunità internazionale sulla questione ambientale importanti conflitti di interesse che possono essere mediati, ma che non saranno risolti fintantochè non si arriverà a un accordo globale, condiviso e credibile. Tali esternalità a livello globale pongono formidabili vincoli ai tentativi di individuare una soluzione a problemi specifici locali connessi alla tutela del paesaggio e della bellezza di luoghi e territori in cui viviamo. Per risolvere gli innumerevoli ampi conflitti di interesse che si sprigionano nell’economia tra la sfera individuale e quella sociale, un importante ruolo sinergico può essere svolto dal diritto e dall’economia nel disegnare un assetto istituzionale efficace ed efficiente. L’approccio seguito recentemente dall’analisi economica del diritto può essere utile nel risolvere questo difficile problema.

Sviluppo sostenibile, etica e benessere sociale

COLANGELO, GIUSEPPE
2012-01-01

Abstract

Il concetto di sviluppo sostenibile ha rappresentato uno dei più importanti veicoli per la diffusione della cultura ecologica, volta alla preservazione delle risorse naturali e dell’ambiente, a favore delle generazioni future. Mentre però nei Paesi di più antica industrializzazione, che oggi si trovano in una fase di crescita matura e con tassi bassi se non addirittura negativi, tale cultura è ormai largamente diffusa e condivisa, nei Paesi di più recente industrializzazione o sulla via di una importante fase di crescita, l’etica ecologista è ancora lontana dal divenire maggioritaria. Tale notevole asimmetria, pur compatibile con la curva di Kuznets ambientale, pone alcune questioni di non facile soluzione allorché si guardi a problematiche relative all’intero pianeta. Ad esempio nello stipulare accordi globali volti a prevenire il cambiamento climatico e il surriscaldamento del pianeta, i Paesi non ancora ambientalisti convinti non firmeranno tali accordi o se pure firmeranno cercheranno scappatoie per rendere a loro inapplicabili gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento. Ma un accordo che non fosse globale e lasciasse fuori importanti Paesi inquinatori non potrebbe avere successo. Il protocollo di Kyoto che pure può essere considerato un passaggio di successo, firmato da molti Paesi alla fine degli anni Novanta ed entrato in vigore sia pure con ritardo nel 2005, non può ancora essere considerato un accordo globale, visto che USA, Australia, Cina e India, per diversi motivi non hanno partecipato allo sforzo di riduzione dell’inquinamento. Vi sono quindi nella comunità internazionale sulla questione ambientale importanti conflitti di interesse che possono essere mediati, ma che non saranno risolti fintantochè non si arriverà a un accordo globale, condiviso e credibile. Tali esternalità a livello globale pongono formidabili vincoli ai tentativi di individuare una soluzione a problemi specifici locali connessi alla tutela del paesaggio e della bellezza di luoghi e territori in cui viviamo. Per risolvere gli innumerevoli ampi conflitti di interesse che si sprigionano nell’economia tra la sfera individuale e quella sociale, un importante ruolo sinergico può essere svolto dal diritto e dall’economia nel disegnare un assetto istituzionale efficace ed efficiente. L’approccio seguito recentemente dall’analisi economica del diritto può essere utile nel risolvere questo difficile problema.
2012
Universitè d'Etè 2012, Atti del Convegno
Universitè d'Etè 2012
Cesano Maderno (MI)
30 agosto 2012
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