Introduzione: Nell’intervento di protesi totale d’anca la componentepiù ingombrante,e quindi più traumatica nei confronti dei tessuti circostanti,è sicuramente lo stelo. Per realizzare una chirurgia mini invasiva ci siamo avvalsi di un ministelo modulare non cementato. Quest’ultimo ha una superficie estremamente rugosache aumenta la stabilità primaria e grazie al titanio poroso favorisce la crescita e la compenetrazione ossea. Materiali e Metodi: Il nostro studio consta di 100 anche operate tra ottobre 2010 e ottobre 2012. Il numero totale dei pazienti è 95,di cui 5 bilaterali, 56 donne, 39 uomini,con età media di 70 anni (min. 48 - max.86) e BMI medio di 27,6 (min. 19,5 - max. 36,7). Il follow-up medio è di 5,6 anni(min. 4,5 - max. 6,5). L’eziologia è su base artrosica nel 97%,3 sono i casi di osteonecrosi. L’approccio chirurgico utilizzato è stato il mini Watson-Jones, a paziente supino. Gli interventi sono stati eseguiti dal medesimo operatore. Mai sono state utilizzate trasfusioni di sangue. I pazienti hanno deambulato con l’ausilio di 2 bastoni canadesi in 1a/2a giornata. Non sono state imposte restrizioni ai movimenti dell’anca operata. Si sono verificate 2 mobilizzazioni meccaniche, per abuso precoce da parte del paziente dell’anca operata, che hanno richiesto un intervento di revisione. Non ci sono state lussazioni, infezioni o lesioni nervose. Risultati: L’Harris Hip Score è passato da 45,5 pre-operatorio a 93,54 post-operatorio. Non abbiamo notato eterometrie significative. Alto è stato il gradimento da parte dei pazienti operati. Le radiografie di controllo hanno mostrato in 42 casi linee di radiolucenza periprotesiche inferiori a 2 mm:15 nella zona 1,5 nella zona 2,6 nella zona 3,3 nella zona 4,13 nella zona 5. Sono state evidenziate 9 ossificazioni eterotopiche di grado 1,6 di grado 2,8 di grado 3,secondo Brooker. Ci sono stati 27 malallineamenti dello stelo in varo e 8 in valgo e nessun affondamento. Si è riscontrato il piedistallo dell’apice protesico in 3 casi. Discussione: Per essere il meno invasivi possibile nell’intervento di protesi d’anca,oltre alla via mini invasiva e allo strumentario protesico dedicato, è indubbio che usando uno stelo corto si provochino meno effetti traumatici sui tessuti contenuti nella ferita chirurgica perché di per sé il cotile ha delle dimensioni ridotte (circonferenza tra 4,6 cm e 6,2 cm). È importante che il mini stelo abbia un’ottima stabilità primaria a livello metafisario. Conclusioni: I risultati clinici e radiografici a 5, 6 anni dall’impianto dello stelo modulare non cementato sono estremamente incoraggianti, ci stimolano a continuare su questa strada,con l’impegno di seguire i pazienti per aver conferma dei risultati ottenuti anche a lungo termine.
Mini stelo modulare non cementato d'anca: risultati a 5,6 anni.
PENNAZZATO, DAVIDE;Michele Francesco Surace
2018-01-01
Abstract
Introduzione: Nell’intervento di protesi totale d’anca la componentepiù ingombrante,e quindi più traumatica nei confronti dei tessuti circostanti,è sicuramente lo stelo. Per realizzare una chirurgia mini invasiva ci siamo avvalsi di un ministelo modulare non cementato. Quest’ultimo ha una superficie estremamente rugosache aumenta la stabilità primaria e grazie al titanio poroso favorisce la crescita e la compenetrazione ossea. Materiali e Metodi: Il nostro studio consta di 100 anche operate tra ottobre 2010 e ottobre 2012. Il numero totale dei pazienti è 95,di cui 5 bilaterali, 56 donne, 39 uomini,con età media di 70 anni (min. 48 - max.86) e BMI medio di 27,6 (min. 19,5 - max. 36,7). Il follow-up medio è di 5,6 anni(min. 4,5 - max. 6,5). L’eziologia è su base artrosica nel 97%,3 sono i casi di osteonecrosi. L’approccio chirurgico utilizzato è stato il mini Watson-Jones, a paziente supino. Gli interventi sono stati eseguiti dal medesimo operatore. Mai sono state utilizzate trasfusioni di sangue. I pazienti hanno deambulato con l’ausilio di 2 bastoni canadesi in 1a/2a giornata. Non sono state imposte restrizioni ai movimenti dell’anca operata. Si sono verificate 2 mobilizzazioni meccaniche, per abuso precoce da parte del paziente dell’anca operata, che hanno richiesto un intervento di revisione. Non ci sono state lussazioni, infezioni o lesioni nervose. Risultati: L’Harris Hip Score è passato da 45,5 pre-operatorio a 93,54 post-operatorio. Non abbiamo notato eterometrie significative. Alto è stato il gradimento da parte dei pazienti operati. Le radiografie di controllo hanno mostrato in 42 casi linee di radiolucenza periprotesiche inferiori a 2 mm:15 nella zona 1,5 nella zona 2,6 nella zona 3,3 nella zona 4,13 nella zona 5. Sono state evidenziate 9 ossificazioni eterotopiche di grado 1,6 di grado 2,8 di grado 3,secondo Brooker. Ci sono stati 27 malallineamenti dello stelo in varo e 8 in valgo e nessun affondamento. Si è riscontrato il piedistallo dell’apice protesico in 3 casi. Discussione: Per essere il meno invasivi possibile nell’intervento di protesi d’anca,oltre alla via mini invasiva e allo strumentario protesico dedicato, è indubbio che usando uno stelo corto si provochino meno effetti traumatici sui tessuti contenuti nella ferita chirurgica perché di per sé il cotile ha delle dimensioni ridotte (circonferenza tra 4,6 cm e 6,2 cm). È importante che il mini stelo abbia un’ottima stabilità primaria a livello metafisario. Conclusioni: I risultati clinici e radiografici a 5, 6 anni dall’impianto dello stelo modulare non cementato sono estremamente incoraggianti, ci stimolano a continuare su questa strada,con l’impegno di seguire i pazienti per aver conferma dei risultati ottenuti anche a lungo termine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.