L’analisi del concetto di tempo ha prodotto un enorme numero di riflessioni e di teorie, delineando posizioni problematiche. Un grande problema, forse di fatto insolubile, è legato al fatto che il tempo è un oggetto di considerazione e, contemporaneamente, va a coincidere con lo stesso soggetto considerante. Il tempo presente, poi, ha da sempre, diverse facce. Talvolta nette e precise; talaltra sfumate e soffuse. Facce diverse, eppure tanto interconnesse che quasi trenta secoli di indagine filosofica e quattro di indagine scientifica non sono riusciti a risolverle. Il tempo si può esperire attraverso un continuum misurabile ad una sola dimensione ma, contemporaneamente, il tempo risulta composto da un’estensione passata e di un’estensione futura, il cui punto di confine è, di per sé, privo di estensione. Eppure è l’unico che riusciamo a percepire poiché è il tempo del soggetto considerante. Ancora una volta, quindi, il tempo rimane avvolto da un mistero ultimo e appare, almeno nella sua totalità, incomprensibile. Qualcosa, però, sappiamo con certezza: il tempo non è un accidente della vita bensì ne è l’essenza, l’elemento fondante, impalpabile, inspiegabile, incomprensibile, che tutto impregna e pervade. Dunque, se il tempo non è soltanto un fattore esterno dell’esistenza umana, allora la memoria, generata dal suo fluire, è qualcosa di più della semplice reminiscenza. Nel percorso tematico articolato in questa tesi abbiamo cercato di esaminare come il tempo, nelle sue due dimensioni, quella razionale e quella irrazionale, sia proprio un elemento costitutivo dell’esperienza umana e come quest’ultima contribuisca alla formazione della coscienza della persona e della sua identità psichica, formata da un conscio e da un inconscio. Non è, infatti, paradossale affermare che soltanto gli esseri coscienti, intesi come coloro che hanno sviluppato una coscienza del senso, possono possedere anche un inconscio. Le questioni urgenti dello sviluppo della scienza e il diffondersi della tecnocrazia che, da ormai quasi un secolo, stanno imperversando nelle nostre terre occidentali, hanno fatto sì che problematiche come il tempo, la vita, lo spirito, il divino e le tematiche metafisiche più in generale, venissero accantonate per dare spazio ad argomenti più concreti e a riflessioni di stampo epistemologico. In questo modo, però, l’uomo è rimasto, nei confronti del proprio Essere, sprovvisto di risposte soddisfacenti che ha rimpiazzato con l’abuso di strumenti tecnologici attraverso i quali ha sperato di appagare corpo e anima. Purtroppo, invece, le tematiche metafisiche trattano delle questioni supreme dell’uomo, soprattutto quando si trova di fronte alla sfida del significato stesso dell’essere umano, reale e vivo, e ancora, quando si trova di fronte al problema dell’esistere e della sopravvivenza. Gli sviluppi tecnologici introdotti dall’avvento dei computer e della realtà virtuale hanno aperto, in questi ultimi decenni, una feconda stagione di ricerche, dando origine a nuove ipotesi che hanno coinvolto la filosofia del linguaggio e le psicologie cognitiviste con l’intento di rendere più comprensibili alcuni fenomeni dell’attività percettiva e noetica dell’uomo. Da queste nuove ipotesi e da questi nuovi strumenti tecnologici si sono, inoltre, generate alcune terre di confine ancora da esplorare. Una di queste è il territorio delle neuroscienze che sconfina nella medicina da un lato e nella psicologia dall’altro, utilizzando a piene mani il potenziale tecnologico offerto dalle nuove scoperte informatiche e scientifiche. La relazione tra spirito e materia trova, infatti, oggi come nell’antichità, ancora diversi nodi da sciogliere e, nonostante l’attuale proliferazione di modelli epistemologici, la filosofia contemporanea fatica a individuare i confini del proprio indagare. La riflessione di Bergson, che abbiamo utilizzato come palinsesto del nostro impianto teoretico, si ripresenta oggi più attuale che mai e potrebbe fornirci un modello di pensiero che possa essere utilizzato per indagare filosoficamente questa terra di confine chiamata neuroscienza poiché Bergson sviluppa una filosofia della durata interiore e della percezione pura muovendo da un interesse specifico per i fondamenti della fisica e della medicina; approderà all’idea straordinaria della memoria come ambito privilegiato della coscienza del sé che trova il suo fondamento nella concezione della natura dinamica dell’io e della realtà stessa. La memoria, infatti, assume, in questa prospettiva, il valore di coscienza indivisa della propria durata, del proprio mutare e anche coscienza immediata del divenire delle cose. Senza memoria, dunque, non ci potrebbe essere nemmeno intuizione della durata, cioè dell’esistenza e dello scorrere della vita psichica. L’uomo, dunque, è l’insieme delle emozioni, delle sensazioni, delle esperienze che ha vissuto, amalgamate sapientemente dalla memoria in modo che, nella coscienza, l’Io non possa ravvisare una distinzione del sé dal proprio vissuto. Non vi sono dubbi, allora, sul fatto che solo grazie alla memoria e al ricordo la coscienza è in grado di organizzare le esperienze per farne narrazione; per esse, in qualche modo, creiamo una dimensione aggiuntiva che noi chiamiamo “tempo” ma che non ha durata in quanto si tratta di un semplice allineamento logico-deduttivo allineato con lo spazio (ciò che è accaduto prima, ciò che è accaduto dopo). Semplice giustapposizione. Riassumendo, quindi, il tempo della coscienza del sé, avvero la durata reale, è molteplicità qualitativa di stati irrazionali che si compenetrano; successione senza giustapposizione; ma poiché dove c’è coscienza di qualcosa c’è anche memoria (quindi il sorgere di un prima e di un dopo) la durata reale è l’insieme dell’intensità dell’esperienza immediata percepita dalla coscienza che penetra nel flusso razionale del tempo. Da qui è facilmente comprensibile come sia la dimensione irrazionale che la dimensione razionale del tempo siano indispensabili affinché l’uomo possa generare un flusso coscienziale che gli permetta di distinguere se stesso dall’alterità e lo renda creatura unica e irripetibile. Quanto detto sino a ora ci permette di formulare un’ipotesi circa la struttura della coscienza. Il tempo esiste solo nel momento in cui percepiamo la nostra durata interiore; diversamente, come nel paziente psicotico o nel nevrotico, in cui il rapporto tra Io e coscienza è alterato dalla malattia, il tempo assume valori e misure differenti; non necessariamente più o meno attinenti al reale poiché per il paziente psicotico, o per il nevrotico, il reale corrisponde a ciò che percepisce il suo Io ed è, semplicemente, di qualità differente. Lo stesso può essere osservato per la formazione del ricordo. Se non può esservi durata senza memoria, allora il problema della formazione del ricordo deve essere analizzato con la massima profondità possibile perché solo così si potrà tentare di formulare una risposta alla questione della realtà e della natura del tempo al di fuori della coscienza. Da qui deriva che la memoria non può essere ridotta alla sola conservazione automatica del passato. Essa non può che derivare da una trasformazione qualitativa sia della formazione del ricordo che dell’evocazione del ricordo stesso. Insomma, perché ci sia coscienza, dunque memoria, è necessario che il dato percettivo sia sottoposto a un cambiamento strutturale e questa necessaria trasformazione si realizza proprio attraverso la durata, ovvero il tempo della coscienza. Se la memoria è parzialmente conservazione del passato, questo passato conservato può essere reso presente solo grazie alla tensione del tempo della coscienza ed è proprio la coscienza, dunque, a illuminare, in ogni momento, quell’immediata parte di passato che, proteso sul futuro, lavora per realizzarlo e trasformare in ente ciò che è ancora niente. The issues about development of science and the spread of technocracy that, for almost a century, are raging in our western lands, have allowed that issues such as the time, life, spirit or, more generally, the metaphysical topics, they were set aside to give way to more concrete topics and epistemological reflections. In this way, however, the man was, in respect of its being, without a satisfactory response it has replaced with the abuse of technological tools by which he hoped to satisfy body and soul. Unfortunately, however, the metaphysical issues concern the supreme question about man, especially when he is faced with the challenge of the very meaning of being human, real and alive, and yet, when he is faced with the problem of existence and survival. In reasoning we sought, we examine how time in its two dimensions, is a constitutive element of human experience and how it contribute to the formation of the conscience of the person and of his psychic identity, composed of a conscious and an unconscious Technological developments introduced by the coming of computers and virtual reality have opened in recent years, a rich season of research, giving rise to new theories; from these new hypotheses and from these new technological tools have also generated some border lands yet to be explored. One of these is the area of neuroscience. The Bersgson’s reflection, which we used as a palimpsest of our theoretical foundation, persists today and could provide a model thought that can be used to investigate philosophically this borderland called neuroscience because Bergson develops a philosophy of inner life and pure perception moving from a focus on the fundamentals of physics and medicine

Tempo razionale e tempo irrazionale nella generazione dei flussi di coscienza”. Un’indagine tematica sulle funzionalità della memoria come elemento costitutivo dell’identità psichica / Civilini, Emanuela. - (2015).

Tempo razionale e tempo irrazionale nella generazione dei flussi di coscienza”. Un’indagine tematica sulle funzionalità della memoria come elemento costitutivo dell’identità psichica

Civilini, Emanuela
2015-01-01

Abstract

L’analisi del concetto di tempo ha prodotto un enorme numero di riflessioni e di teorie, delineando posizioni problematiche. Un grande problema, forse di fatto insolubile, è legato al fatto che il tempo è un oggetto di considerazione e, contemporaneamente, va a coincidere con lo stesso soggetto considerante. Il tempo presente, poi, ha da sempre, diverse facce. Talvolta nette e precise; talaltra sfumate e soffuse. Facce diverse, eppure tanto interconnesse che quasi trenta secoli di indagine filosofica e quattro di indagine scientifica non sono riusciti a risolverle. Il tempo si può esperire attraverso un continuum misurabile ad una sola dimensione ma, contemporaneamente, il tempo risulta composto da un’estensione passata e di un’estensione futura, il cui punto di confine è, di per sé, privo di estensione. Eppure è l’unico che riusciamo a percepire poiché è il tempo del soggetto considerante. Ancora una volta, quindi, il tempo rimane avvolto da un mistero ultimo e appare, almeno nella sua totalità, incomprensibile. Qualcosa, però, sappiamo con certezza: il tempo non è un accidente della vita bensì ne è l’essenza, l’elemento fondante, impalpabile, inspiegabile, incomprensibile, che tutto impregna e pervade. Dunque, se il tempo non è soltanto un fattore esterno dell’esistenza umana, allora la memoria, generata dal suo fluire, è qualcosa di più della semplice reminiscenza. Nel percorso tematico articolato in questa tesi abbiamo cercato di esaminare come il tempo, nelle sue due dimensioni, quella razionale e quella irrazionale, sia proprio un elemento costitutivo dell’esperienza umana e come quest’ultima contribuisca alla formazione della coscienza della persona e della sua identità psichica, formata da un conscio e da un inconscio. Non è, infatti, paradossale affermare che soltanto gli esseri coscienti, intesi come coloro che hanno sviluppato una coscienza del senso, possono possedere anche un inconscio. Le questioni urgenti dello sviluppo della scienza e il diffondersi della tecnocrazia che, da ormai quasi un secolo, stanno imperversando nelle nostre terre occidentali, hanno fatto sì che problematiche come il tempo, la vita, lo spirito, il divino e le tematiche metafisiche più in generale, venissero accantonate per dare spazio ad argomenti più concreti e a riflessioni di stampo epistemologico. In questo modo, però, l’uomo è rimasto, nei confronti del proprio Essere, sprovvisto di risposte soddisfacenti che ha rimpiazzato con l’abuso di strumenti tecnologici attraverso i quali ha sperato di appagare corpo e anima. Purtroppo, invece, le tematiche metafisiche trattano delle questioni supreme dell’uomo, soprattutto quando si trova di fronte alla sfida del significato stesso dell’essere umano, reale e vivo, e ancora, quando si trova di fronte al problema dell’esistere e della sopravvivenza. Gli sviluppi tecnologici introdotti dall’avvento dei computer e della realtà virtuale hanno aperto, in questi ultimi decenni, una feconda stagione di ricerche, dando origine a nuove ipotesi che hanno coinvolto la filosofia del linguaggio e le psicologie cognitiviste con l’intento di rendere più comprensibili alcuni fenomeni dell’attività percettiva e noetica dell’uomo. Da queste nuove ipotesi e da questi nuovi strumenti tecnologici si sono, inoltre, generate alcune terre di confine ancora da esplorare. Una di queste è il territorio delle neuroscienze che sconfina nella medicina da un lato e nella psicologia dall’altro, utilizzando a piene mani il potenziale tecnologico offerto dalle nuove scoperte informatiche e scientifiche. La relazione tra spirito e materia trova, infatti, oggi come nell’antichità, ancora diversi nodi da sciogliere e, nonostante l’attuale proliferazione di modelli epistemologici, la filosofia contemporanea fatica a individuare i confini del proprio indagare. La riflessione di Bergson, che abbiamo utilizzato come palinsesto del nostro impianto teoretico, si ripresenta oggi più attuale che mai e potrebbe fornirci un modello di pensiero che possa essere utilizzato per indagare filosoficamente questa terra di confine chiamata neuroscienza poiché Bergson sviluppa una filosofia della durata interiore e della percezione pura muovendo da un interesse specifico per i fondamenti della fisica e della medicina; approderà all’idea straordinaria della memoria come ambito privilegiato della coscienza del sé che trova il suo fondamento nella concezione della natura dinamica dell’io e della realtà stessa. La memoria, infatti, assume, in questa prospettiva, il valore di coscienza indivisa della propria durata, del proprio mutare e anche coscienza immediata del divenire delle cose. Senza memoria, dunque, non ci potrebbe essere nemmeno intuizione della durata, cioè dell’esistenza e dello scorrere della vita psichica. L’uomo, dunque, è l’insieme delle emozioni, delle sensazioni, delle esperienze che ha vissuto, amalgamate sapientemente dalla memoria in modo che, nella coscienza, l’Io non possa ravvisare una distinzione del sé dal proprio vissuto. Non vi sono dubbi, allora, sul fatto che solo grazie alla memoria e al ricordo la coscienza è in grado di organizzare le esperienze per farne narrazione; per esse, in qualche modo, creiamo una dimensione aggiuntiva che noi chiamiamo “tempo” ma che non ha durata in quanto si tratta di un semplice allineamento logico-deduttivo allineato con lo spazio (ciò che è accaduto prima, ciò che è accaduto dopo). Semplice giustapposizione. Riassumendo, quindi, il tempo della coscienza del sé, avvero la durata reale, è molteplicità qualitativa di stati irrazionali che si compenetrano; successione senza giustapposizione; ma poiché dove c’è coscienza di qualcosa c’è anche memoria (quindi il sorgere di un prima e di un dopo) la durata reale è l’insieme dell’intensità dell’esperienza immediata percepita dalla coscienza che penetra nel flusso razionale del tempo. Da qui è facilmente comprensibile come sia la dimensione irrazionale che la dimensione razionale del tempo siano indispensabili affinché l’uomo possa generare un flusso coscienziale che gli permetta di distinguere se stesso dall’alterità e lo renda creatura unica e irripetibile. Quanto detto sino a ora ci permette di formulare un’ipotesi circa la struttura della coscienza. Il tempo esiste solo nel momento in cui percepiamo la nostra durata interiore; diversamente, come nel paziente psicotico o nel nevrotico, in cui il rapporto tra Io e coscienza è alterato dalla malattia, il tempo assume valori e misure differenti; non necessariamente più o meno attinenti al reale poiché per il paziente psicotico, o per il nevrotico, il reale corrisponde a ciò che percepisce il suo Io ed è, semplicemente, di qualità differente. Lo stesso può essere osservato per la formazione del ricordo. Se non può esservi durata senza memoria, allora il problema della formazione del ricordo deve essere analizzato con la massima profondità possibile perché solo così si potrà tentare di formulare una risposta alla questione della realtà e della natura del tempo al di fuori della coscienza. Da qui deriva che la memoria non può essere ridotta alla sola conservazione automatica del passato. Essa non può che derivare da una trasformazione qualitativa sia della formazione del ricordo che dell’evocazione del ricordo stesso. Insomma, perché ci sia coscienza, dunque memoria, è necessario che il dato percettivo sia sottoposto a un cambiamento strutturale e questa necessaria trasformazione si realizza proprio attraverso la durata, ovvero il tempo della coscienza. Se la memoria è parzialmente conservazione del passato, questo passato conservato può essere reso presente solo grazie alla tensione del tempo della coscienza ed è proprio la coscienza, dunque, a illuminare, in ogni momento, quell’immediata parte di passato che, proteso sul futuro, lavora per realizzarlo e trasformare in ente ciò che è ancora niente. The issues about development of science and the spread of technocracy that, for almost a century, are raging in our western lands, have allowed that issues such as the time, life, spirit or, more generally, the metaphysical topics, they were set aside to give way to more concrete topics and epistemological reflections. In this way, however, the man was, in respect of its being, without a satisfactory response it has replaced with the abuse of technological tools by which he hoped to satisfy body and soul. Unfortunately, however, the metaphysical issues concern the supreme question about man, especially when he is faced with the challenge of the very meaning of being human, real and alive, and yet, when he is faced with the problem of existence and survival. In reasoning we sought, we examine how time in its two dimensions, is a constitutive element of human experience and how it contribute to the formation of the conscience of the person and of his psychic identity, composed of a conscious and an unconscious Technological developments introduced by the coming of computers and virtual reality have opened in recent years, a rich season of research, giving rise to new theories; from these new hypotheses and from these new technological tools have also generated some border lands yet to be explored. One of these is the area of neuroscience. The Bersgson’s reflection, which we used as a palimpsest of our theoretical foundation, persists today and could provide a model thought that can be used to investigate philosophically this borderland called neuroscience because Bergson develops a philosophy of inner life and pure perception moving from a focus on the fundamentals of physics and medicine
2015
Memoria, inconscio, coscienza, Bergson, Minkowski, Blanke
Tempo razionale e tempo irrazionale nella generazione dei flussi di coscienza”. Un’indagine tematica sulle funzionalità della memoria come elemento costitutivo dell’identità psichica / Civilini, Emanuela. - (2015).
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