Questa ricerca si propone di analizzare alcuni aspetti del problema dell'imputabilità penale, con particolare riguardo al vizio di mente giuridicamente rilevante come causa scriminante o scusante, in un periodo di grande fermento, quello dei lavori per il primo codice penale unitario del Regno d'Italia, durante il quale l'intero ambiente giuridico italiano è teso nel massimo sforzo di elaborazione di norme in grado di amalgamare le diverse tradizioni del Paese. Dopo un breve excursus storico sulle disposizioni preunitarie in materia, si passa ad un esame approfondito della dottrina giuridica e del dibattito interno ad essa, che non solo si concentra sui problemi di formulazione del dettato codicistico, ma indaga sui fondamenti stessi dell'istituto dell'infermità mentale. Il dibattito è influenzato in modo significativo dai numerosi contributi provenienti dall'ambiente medico-scientifico e che per più di venti anni accompagnano il percorso legislativo per supportarlo o, più spesso, per criticarlo e influenzarlo: si è rivelato essenziale, quindi, riportare non solo gli interventi degli esperti del diritto, ma anche le opinioni dei maggiori alienisti italiani della seconda metà dell'Ottocento. Per offrire un'indagine complessiva sulla problematica e sulle principali difficoltà di recepimento della nuova normativa vengono poi illustrate le principali questioni pratiche emerse dopo l’entrata in vigore dell’articolo 46 del Codice Zanardelli, facendo riferimento al corposo materiale giurisprudenziale di fine secolo. Oltre a ciò, data la rilevanza delle problematiche poste al confine tra scienza e diritto, alcune pagine sono dedicate ad un approfondimento della controversa questione della follia morale ed all'influenza sulla responsabilità penale di patologie come la monomania e l'epilessia. La seconda parte dell'elaborato si concentra, invece, sulla parziale responsabilità di mente, controverso punto di discussione tra Positivisti ed esponenti della Scuola classica, prestando una specifica attenzione alle questioni processuali di compatibilità con alcune cause aggravanti, in particolare la premeditazione. Infine, il tema del terzo capitolo è il tentativo di Zanardelli, rivelatosi poi fallimentare, di introdurre il manicomio criminale (pensato come un istituto di reclusione per gli imputati assolti per vizio di mente) all'interno del codice in via di promulgazione, e sul dibattito suscitato da una simile proposta nell'ambiente medico e giuridico, con l'insanabile contrasto tra le due grandi Scuole del diritto penale italiano che emerge con prepotenza dalle pagine dei resoconti parlamentari e dai numerosi contributi dottrinali.
Malattia mentale e imputabilità penale nel dibattito giuridico e medico-scientifico tra Otto e Novecento / Felli, Sara. - (2012).
Malattia mentale e imputabilità penale nel dibattito giuridico e medico-scientifico tra Otto e Novecento.
Felli, Sara
2012-01-01
Abstract
Questa ricerca si propone di analizzare alcuni aspetti del problema dell'imputabilità penale, con particolare riguardo al vizio di mente giuridicamente rilevante come causa scriminante o scusante, in un periodo di grande fermento, quello dei lavori per il primo codice penale unitario del Regno d'Italia, durante il quale l'intero ambiente giuridico italiano è teso nel massimo sforzo di elaborazione di norme in grado di amalgamare le diverse tradizioni del Paese. Dopo un breve excursus storico sulle disposizioni preunitarie in materia, si passa ad un esame approfondito della dottrina giuridica e del dibattito interno ad essa, che non solo si concentra sui problemi di formulazione del dettato codicistico, ma indaga sui fondamenti stessi dell'istituto dell'infermità mentale. Il dibattito è influenzato in modo significativo dai numerosi contributi provenienti dall'ambiente medico-scientifico e che per più di venti anni accompagnano il percorso legislativo per supportarlo o, più spesso, per criticarlo e influenzarlo: si è rivelato essenziale, quindi, riportare non solo gli interventi degli esperti del diritto, ma anche le opinioni dei maggiori alienisti italiani della seconda metà dell'Ottocento. Per offrire un'indagine complessiva sulla problematica e sulle principali difficoltà di recepimento della nuova normativa vengono poi illustrate le principali questioni pratiche emerse dopo l’entrata in vigore dell’articolo 46 del Codice Zanardelli, facendo riferimento al corposo materiale giurisprudenziale di fine secolo. Oltre a ciò, data la rilevanza delle problematiche poste al confine tra scienza e diritto, alcune pagine sono dedicate ad un approfondimento della controversa questione della follia morale ed all'influenza sulla responsabilità penale di patologie come la monomania e l'epilessia. La seconda parte dell'elaborato si concentra, invece, sulla parziale responsabilità di mente, controverso punto di discussione tra Positivisti ed esponenti della Scuola classica, prestando una specifica attenzione alle questioni processuali di compatibilità con alcune cause aggravanti, in particolare la premeditazione. Infine, il tema del terzo capitolo è il tentativo di Zanardelli, rivelatosi poi fallimentare, di introdurre il manicomio criminale (pensato come un istituto di reclusione per gli imputati assolti per vizio di mente) all'interno del codice in via di promulgazione, e sul dibattito suscitato da una simile proposta nell'ambiente medico e giuridico, con l'insanabile contrasto tra le due grandi Scuole del diritto penale italiano che emerge con prepotenza dalle pagine dei resoconti parlamentari e dai numerosi contributi dottrinali.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Phd_thesis_felli_completa.pdf
Open Access dal 28/07/2012
Descrizione: testo completo tesi
Tipologia:
Tesi di dottorato
Licenza:
Non specificato
Dimensione
1.03 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.03 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.