Il contributo traccia una panoramica sul ruolo esercitato delle figure del grande poeta e dei due celebri artisti, sugli ambiti del mecenatismo, del collezionismo e della storiografia artistica nel territorio della Lombardia prima asburgica, poi francese e nuovamente austriaca, fra gli ultimi decenni del XVIII secolo e i primi decenni del XIX secolo. Una prima riflessione è dedicata alla importanza, in territorio lombardo e primariamente lariano, grazie alla paradigmatica figura di Paolo Giovio, delle raccolte e dei cicli di uomini illustri, che trovarono importanti manifestazioni ancora nell’ultimo quarto del Settecento. Oltre che nel recupero, su vari fronti, della lezione gioviana, prima di tutto da parte del suo discendente, il conte Giovanni Battista (1748-1814), particolare rilevanza è assunta dalle committenze del cardinale Angelo Maria Durini (1725-1796), con riferimento agli affreschi del salone di villa Mirabello a Monza (1777). Un secondo affondo è dedicato alla ricezione dell’opera di Raffaello in Milano, a partire dalla presenza in città di capisaldi della produzione del maestro, quali il cartone della Scuola di Atene, pervenuto nelle raccolte dell’Ambrosiana, per intervento del cardinale e arcivescovo Federico Borromeo, sin dal 1610, e lo Sposalizio della Vergine, nel 1806, esposto nelle sale della reale Accademia di Brera, con la regia di Giuseppe Bossi, figura nodale, come noto, per lo studio e la valorizzazione, oltre che della figura del Sanzio, come è stato ben messo in luce in una recente mostra tenutasi al Castello Sforzesco di Milano, soprattutto della profonda importanza dei soggiorni milanesi di Leonardo, oggetto, a loro volta di un rilevante filone di studi. Si metterà in luce, inoltre, l’importanza del dibattito, generatosi nella primavera-estate del 1776, attraverso la stampa periodica specializzata, dalla milanese Gazzetta Letteraria, pubblicata da Giuseppe Galeazzi, già editore de Il Caffé, all’Antologia romana, relativo alle competenze di Raffaello in ambito prospettico che vide coinvolti artisti e letterati, fra i quali Giuseppe Parini. Terzo e ultimo tema affrontato è quello dell’interesse verso Leonardo, Raffaello e Dante manifestato, sia attraverso il supporto alle politiche artistiche del governo francese, sia grazie a personali committenze, da parte di Francesco Melzi d’Eril, duca di Lodi (1753-1816). Esponente del patriziato milanese, fu poi vice presidente della Repubblica Italiana e quindi gran cancelliere guardasigilli, carica che mantenne sino alla caduta dell’impero napoleonico. Nell’amata villa di Bellagio, sul lago di Como, trovò massima espressione la sua passione per l’architettura e le arti, coadiuvato dai prediletti Bossi e Giocondo Albertolli, mai disgiunto, tuttavia, da un riconoscimento del valore politico della figurazione, come dimostra il monumento Beatrice consola Dante della profezia sull’esilio indicandogli la Giustizia superiore, eseguito nel 1807 dall’apprezzato Giovanni Battista Comolli e collocato nel parco della residenza lariana. L’opera, si riconnetteva al rinnovato interesse nei confronti dell’Alighieri, e in particolare della Divina Commedia, che aveva interessato la comunità letteraria internazionale sin dagli ultimi decenni del XVIII secolo, ma, per il soggetto scelto, non mancava di arricchirsi di sottili rimandi autobiografici, connessi alla disillusione seguita all’avvento dell’impero napoleonico.

Il culto per Leonardo, Raffaello e Dante nelle arti figurative in Lombardia fra Sette e Ottocento

Laura Facchin
2022-01-01

Abstract

Il contributo traccia una panoramica sul ruolo esercitato delle figure del grande poeta e dei due celebri artisti, sugli ambiti del mecenatismo, del collezionismo e della storiografia artistica nel territorio della Lombardia prima asburgica, poi francese e nuovamente austriaca, fra gli ultimi decenni del XVIII secolo e i primi decenni del XIX secolo. Una prima riflessione è dedicata alla importanza, in territorio lombardo e primariamente lariano, grazie alla paradigmatica figura di Paolo Giovio, delle raccolte e dei cicli di uomini illustri, che trovarono importanti manifestazioni ancora nell’ultimo quarto del Settecento. Oltre che nel recupero, su vari fronti, della lezione gioviana, prima di tutto da parte del suo discendente, il conte Giovanni Battista (1748-1814), particolare rilevanza è assunta dalle committenze del cardinale Angelo Maria Durini (1725-1796), con riferimento agli affreschi del salone di villa Mirabello a Monza (1777). Un secondo affondo è dedicato alla ricezione dell’opera di Raffaello in Milano, a partire dalla presenza in città di capisaldi della produzione del maestro, quali il cartone della Scuola di Atene, pervenuto nelle raccolte dell’Ambrosiana, per intervento del cardinale e arcivescovo Federico Borromeo, sin dal 1610, e lo Sposalizio della Vergine, nel 1806, esposto nelle sale della reale Accademia di Brera, con la regia di Giuseppe Bossi, figura nodale, come noto, per lo studio e la valorizzazione, oltre che della figura del Sanzio, come è stato ben messo in luce in una recente mostra tenutasi al Castello Sforzesco di Milano, soprattutto della profonda importanza dei soggiorni milanesi di Leonardo, oggetto, a loro volta di un rilevante filone di studi. Si metterà in luce, inoltre, l’importanza del dibattito, generatosi nella primavera-estate del 1776, attraverso la stampa periodica specializzata, dalla milanese Gazzetta Letteraria, pubblicata da Giuseppe Galeazzi, già editore de Il Caffé, all’Antologia romana, relativo alle competenze di Raffaello in ambito prospettico che vide coinvolti artisti e letterati, fra i quali Giuseppe Parini. Terzo e ultimo tema affrontato è quello dell’interesse verso Leonardo, Raffaello e Dante manifestato, sia attraverso il supporto alle politiche artistiche del governo francese, sia grazie a personali committenze, da parte di Francesco Melzi d’Eril, duca di Lodi (1753-1816). Esponente del patriziato milanese, fu poi vice presidente della Repubblica Italiana e quindi gran cancelliere guardasigilli, carica che mantenne sino alla caduta dell’impero napoleonico. Nell’amata villa di Bellagio, sul lago di Como, trovò massima espressione la sua passione per l’architettura e le arti, coadiuvato dai prediletti Bossi e Giocondo Albertolli, mai disgiunto, tuttavia, da un riconoscimento del valore politico della figurazione, come dimostra il monumento Beatrice consola Dante della profezia sull’esilio indicandogli la Giustizia superiore, eseguito nel 1807 dall’apprezzato Giovanni Battista Comolli e collocato nel parco della residenza lariana. L’opera, si riconnetteva al rinnovato interesse nei confronti dell’Alighieri, e in particolare della Divina Commedia, che aveva interessato la comunità letteraria internazionale sin dagli ultimi decenni del XVIII secolo, ma, per il soggetto scelto, non mancava di arricchirsi di sottili rimandi autobiografici, connessi alla disillusione seguita all’avvento dell’impero napoleonico.
2022
Dante, Leonardo e Raffaello la Divina Consonanza di Arte e Poesia
9788849241709
Dante, Leonardo e Raffaello la Divina Consonanza di Arte e Poesia
Roma
21-23 settembre 2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11383/2134414
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