Introduzione: Per la maggior parte degli operatori sanitari l’esposizione a rischio biologico nell’ambiente ospedaliero si configura come la conseguenza di eventi accidentali difficilmente eliminabili. Un ulteriore aspetto che ne aggrava la possibilità di contenimento è la facile induzione di abitudine al rischio che può favorirne la sottostima e la conseguente adozione di comportamenti scorretti. I dati nazionali ed internazionali indicano come popolazione ospedaliera a maggior rischio di infortuni biologici quella infermieristica, seguita dal personale in formazione. Proprio nei confronti di quest’ultima categoria dovrà essere posta particolare attenzione in quanto potrebbe sfuggire alle comuni logiche di sorveglianza ed intervento. In dettaglio appare interessante analizzare il tasso di “omessa segnalazione” dell’infortunio come l’indicatore in grado di valutare le caratteristiche comportamentali e di esposizione della popolazione studentesca Materiali e metodi: Nell’indagine si è presa in considerazione una grande azienda ospedaliera lombarda (circa 3500 dipendenti), sede di formazione universitaria. Si è analizzata l’incidenza di infortunio biologico valutata retrospettivamente con confronti annuali, raffrontando il personale infermieristico e medico strutturato con il personale in formazione (medici specializzandi e studenti del corso di laurea in infermieristica). È stato inoltre somministrato un questionario individuale ed anonimo per l’identificazione del tasso di “omessa segnalazione” di infortunio biologico, rivolto agli studenti del II e III anno in infermieristica e al 10% degli infermieri strutturati. Risultati: In linea con i dati nazionali, dall’analisi emerge che gli infermieri, siano essi operatori assunti che studenti, sono la categoria più colpita, seguiti dai medici. Nel dettaglio il tasso di incidenza infortunistica dei medici specializzandi è maggiore di quello dei medici in tutte le aree (RR:1,25), in particolar modo in quella chirurgica (RR:1,77). Solo gli infortuni biologici a trasmissione mucocutanea sono percentualmente minori tra gli specializzandi che, infatti, usano maggiormente i DPI per gli occhi. Gli studenti in infermieristica presentano un rischio infortunistico più di due volte maggiore rispetto agli infermieri strutturati. Nel dettaglio, nella popolazione studentesca infermieristica la frequenza di omessa denuncia di infortunio biologico in alcuni casi raggiunge quasi il 60%, superando di circa il 20% il già elevato tasso presente negli infermieri strutturati. Discussione: I tassi di incidenza fin qui rilevati potrebbero essere facilmente spiegati dalla maggior esposizione effettiva del personale in formazione alle operazioni più esponenti a rischio biologico, caratterizzate da ripetitività, necessità di apprendimento di manualità e bassa richiesta di competenza per l’area specialistica di pertinenza. I medici specializzandi mostrano meno infortuni mucocutanei, probabilmente perché utilizzano maggiormente i dispositivi di protezione individuale. L’alto tasso di “omessa segnalazione” nella popolazione studentesca infermiristica, può essere spiegato dal fatto che ogni accadimento viene necessariamente filtrato dai tutori, implicando il timore di un giudizio negativo. Il personale in formazione deve essere perciò visto come un’area su cui focalizzare l’attenzione del sistema prevenzionistico aziendale ed universitario fornendo adeguato supporto ai tutor al fine di identificare i più idonei flussi formativi, di segnalazione dell’infortunio e le azioni di vigilanza.

Omissione di segnalazione e caratteristiche dell’infortunio biologico negli studenti delle lauree sanitarie

De Vito G;
2008-01-01

Abstract

Introduzione: Per la maggior parte degli operatori sanitari l’esposizione a rischio biologico nell’ambiente ospedaliero si configura come la conseguenza di eventi accidentali difficilmente eliminabili. Un ulteriore aspetto che ne aggrava la possibilità di contenimento è la facile induzione di abitudine al rischio che può favorirne la sottostima e la conseguente adozione di comportamenti scorretti. I dati nazionali ed internazionali indicano come popolazione ospedaliera a maggior rischio di infortuni biologici quella infermieristica, seguita dal personale in formazione. Proprio nei confronti di quest’ultima categoria dovrà essere posta particolare attenzione in quanto potrebbe sfuggire alle comuni logiche di sorveglianza ed intervento. In dettaglio appare interessante analizzare il tasso di “omessa segnalazione” dell’infortunio come l’indicatore in grado di valutare le caratteristiche comportamentali e di esposizione della popolazione studentesca Materiali e metodi: Nell’indagine si è presa in considerazione una grande azienda ospedaliera lombarda (circa 3500 dipendenti), sede di formazione universitaria. Si è analizzata l’incidenza di infortunio biologico valutata retrospettivamente con confronti annuali, raffrontando il personale infermieristico e medico strutturato con il personale in formazione (medici specializzandi e studenti del corso di laurea in infermieristica). È stato inoltre somministrato un questionario individuale ed anonimo per l’identificazione del tasso di “omessa segnalazione” di infortunio biologico, rivolto agli studenti del II e III anno in infermieristica e al 10% degli infermieri strutturati. Risultati: In linea con i dati nazionali, dall’analisi emerge che gli infermieri, siano essi operatori assunti che studenti, sono la categoria più colpita, seguiti dai medici. Nel dettaglio il tasso di incidenza infortunistica dei medici specializzandi è maggiore di quello dei medici in tutte le aree (RR:1,25), in particolar modo in quella chirurgica (RR:1,77). Solo gli infortuni biologici a trasmissione mucocutanea sono percentualmente minori tra gli specializzandi che, infatti, usano maggiormente i DPI per gli occhi. Gli studenti in infermieristica presentano un rischio infortunistico più di due volte maggiore rispetto agli infermieri strutturati. Nel dettaglio, nella popolazione studentesca infermieristica la frequenza di omessa denuncia di infortunio biologico in alcuni casi raggiunge quasi il 60%, superando di circa il 20% il già elevato tasso presente negli infermieri strutturati. Discussione: I tassi di incidenza fin qui rilevati potrebbero essere facilmente spiegati dalla maggior esposizione effettiva del personale in formazione alle operazioni più esponenti a rischio biologico, caratterizzate da ripetitività, necessità di apprendimento di manualità e bassa richiesta di competenza per l’area specialistica di pertinenza. I medici specializzandi mostrano meno infortuni mucocutanei, probabilmente perché utilizzano maggiormente i dispositivi di protezione individuale. L’alto tasso di “omessa segnalazione” nella popolazione studentesca infermiristica, può essere spiegato dal fatto che ogni accadimento viene necessariamente filtrato dai tutori, implicando il timore di un giudizio negativo. Il personale in formazione deve essere perciò visto come un’area su cui focalizzare l’attenzione del sistema prevenzionistico aziendale ed universitario fornendo adeguato supporto ai tutor al fine di identificare i più idonei flussi formativi, di segnalazione dell’infortunio e le azioni di vigilanza.
2008
De Vito, G; Riva, Ma; Latocca, R; Patronella, G; Meroni, R; Gessaga, V; Cesana, Gc
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11383/2139373
 Attenzione

L'Ateneo sottopone a validazione solo i file PDF allegati

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact