Introduzione. Solo rari studi si sono finora occupati di analizzare come l‟esposizione a particolato atmosferico (PM) possa influire sul consumo di farmaci di tipo respiratorio[1]. Il presente lavoro ha l‟obiettivo di analizzare la relazione a breve termine tra PM10 ed erogazione di determinati farmaci respiratori in Regione Lombardia. Metodi. Lo studio ha coinvolto la popolazione domiciliata in sette comuni lombardi nel biennio 2005- 2006 (circa 500.000 soggetti). I dati relativi alle prescrizioni farmacologiche di una selezione di trattamenti respiratori (glucocorticoidi sistemici ed inalatori, adrenergici inalatori, anticolinergici inalatori, teofillina), erogate nel corso del biennio di interesse ai soggetti in studio, sono stati estratti dalla data warehouse DENALI, che raccoglie e organizza i principali database sanitari amministrativi relativi agli assistiti dal Sistema Sanitario Regionale lombardo. I dati ambientali sono stati forniti da ARPA Lombardia. La relazione tra consumo di farmaci ed esposizione a PM10 è stata indagata separatamente per i trattamenti selezionati con un disegno case-crossover stratificato per mese ed appaiato per giorno della settimana[2]. L‟effetto ritardato del PM10 è stato indagato fino a 7 giorni sia come single lag che come distributed lag non vincolato. L‟analisi è stata stratificata in stagione calda e fredda. Risultati. Sono state selezionate complessivamente 324.881 prescrizioni, destinate a 85.593 soggetti. La concentrazione media giornaliera di PM10 è stata 48 μg/m3 (Standard Deviation 32 μg/m3). L‟analisi con distributed lag non vincolati ha evidenziato che il consumo di glucocorticoidi per aerosol ed adrenergici per aerosol incrementa significativamente all‟aumentare della concentrazione di PM10, con un ritardo fino a 3 giorni: nel modello che considera i lag da 0 a 3 è stato stimato un rischio relativo di prescrizione, associato ad un incremento di 10 μg/m3 nella concentrazione di PM10, pari a 1,004 (Intervallo di Confidenza (IC95%): 1,000-1,008) per i glucocorticoidi ed a 1,007 (IC95%: 1,003 – 1,011) per gli adrenergici. Nell‟analisi stratificata per stagione è emerso che il consumo di glucocorticoidi per aerosol è influenzato maggiormente dall‟esposizione a PM10 durante la stagione calda, mentre quello di adrenergici per aerosol durante la stagione fredda. Conclusioni. L‟esposizione ad elevate concentrazioni di PM10 può corrispondere ad un incremento nel consumo di alcune tipologie di farmaci respiratori, impiegati perlopiù per il trattamento delle manifestazioni acute di asma. La presenza di prescrizioni farmacologiche dei suddetti farmaci potrebbe essere, dunque, un surrogato per l‟individuazione di eventi asmatici che non conducono a ricovero o a decesso. Bibliografia [1] F. Menichini et al., Drug consumption and air pollution: an overview. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 1300-15, 19(12) (2010). [2] T.F. Bateson et al., Control for seasonal variation and time trend in case-crossover studies of acute effects of environmental exposures. Epidemiology. 539-44, 10(5) (1999). 85 Un approccio analitico e modellistico integrato nella valutazione del rischio sanitario da polveri respirabili nel settore delle fonderie Beatrice Moroni1,*, David Cappelletti1, Cecilia Viti2 1 Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale,Università di Perugia,06125 2 Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Siena, 53100 * Corresponding author. Tel: +39 075 5853862, E-mail: b.moroni@tiscali.it Keywords: Microscopia elettronica, esposizione multipla, biodisponibilità Sebbene numerosi studi abbiano evidenziato un aumento dell‟incidenza di diverse patologie neoplastiche nei lavoratori delle fonderie, le prove epidemiologiche fin qui raccolte sono reputate insufficienti a correlare inequivocabilmente le attività di fonderia con l‟insorgenza del cancro [1]. Ciò dipende senz‟altro dalla multifattorialità di questo tipo di patologie, ma anche dalla varietà degli agenti di rischio presenti in questo particolare ambiente di lavoro. D‟altra parte gli studi tossicologici, pur avendo riscontrato in molti casi precisi indizi di tossicità, solo raramente si sono occupati di correlare gli effetti riscontrati con le proprietà dei diversi materiali [2]. In questo lavoro vengono presentati i risultati della caratterizzazione morfochimica e strutturale di aerosol industriali di fonderia allo scopo di fornire, attraverso l‟esame dettagliato dei materiali nella loro varietà e complessità, elementi utili a correlare i dati epidemiologici con le evidenze tossicologiche. Campioni di aerosol industriali e materie prime provenienti da diverse postazioni di lavoro in due fonderie di ghisa sono stati caratterizzati mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) e in trasmissione (TEM) con annessa analisi di immagine e microanalisi EDS, e mediante catodoluminescenza da SEM. La concentrazione e la solubilità del Fe e di altri metalli potenzialmente tossici (Mn, Zn, Pb) sono state determinate nel campione totale mediante spettrometria di assorbimento atomico al plasma accoppiato induttivamente (ICP-AES). I risultati evidenziano modifiche sostanziali della struttura cristallina e della morfologia superficiale del quarzo passando dalle materie prime alle polveri aerodisperse, ed effetti di contaminazione del quarzo da parte di particelle metalliche e di grafite. Tutti questi aspetti sottolineano la rilevanza delle proprietà di superficie sulla reattività delle particelle, e le possibili azioni sinergiche di magnetite, quarzo e/o grafite presenti nello stesso ambiente di lavoro. Le dosi di esposizione sono state determinate in funzione dell‟area superficiale e confrontate con i valori di soglia risultanti dagli studi tossicologici [3]. La maggiore rilevanza del rischio sanitario nel settore di fusione/colata, quale evidenziata dai dati epidemiologici, trova così spiegazione nell‟azione sinergica delle diverse componenti particellari, mentre le concentrazioni confrontabili e la bassa solubilità delle specie metalliche spiegano i fenomeni di modificazione istonica effettivamente riscontrati nei lavoratori del settore [4]. Bibliografia [1]. IIAC, Position paper 29 (2011) http://iiac.independent.gov.uk. [2]. NATO RTO, Final Report of HFM-057/RTG-009 (2008) http://rto.nato.int. [3]. M. Ghiazza et al., Chem. Res. Toxicol. 99-110, 24 (2011). [4]. L. Cantone et al., Environ. Health Perspect. 964-969, 119 (2011).

Esposizione a breve termine al PM10 e consumo di farmaci respiratori in Lombardia

De Vito G;
2012-01-01

Abstract

Introduzione. Solo rari studi si sono finora occupati di analizzare come l‟esposizione a particolato atmosferico (PM) possa influire sul consumo di farmaci di tipo respiratorio[1]. Il presente lavoro ha l‟obiettivo di analizzare la relazione a breve termine tra PM10 ed erogazione di determinati farmaci respiratori in Regione Lombardia. Metodi. Lo studio ha coinvolto la popolazione domiciliata in sette comuni lombardi nel biennio 2005- 2006 (circa 500.000 soggetti). I dati relativi alle prescrizioni farmacologiche di una selezione di trattamenti respiratori (glucocorticoidi sistemici ed inalatori, adrenergici inalatori, anticolinergici inalatori, teofillina), erogate nel corso del biennio di interesse ai soggetti in studio, sono stati estratti dalla data warehouse DENALI, che raccoglie e organizza i principali database sanitari amministrativi relativi agli assistiti dal Sistema Sanitario Regionale lombardo. I dati ambientali sono stati forniti da ARPA Lombardia. La relazione tra consumo di farmaci ed esposizione a PM10 è stata indagata separatamente per i trattamenti selezionati con un disegno case-crossover stratificato per mese ed appaiato per giorno della settimana[2]. L‟effetto ritardato del PM10 è stato indagato fino a 7 giorni sia come single lag che come distributed lag non vincolato. L‟analisi è stata stratificata in stagione calda e fredda. Risultati. Sono state selezionate complessivamente 324.881 prescrizioni, destinate a 85.593 soggetti. La concentrazione media giornaliera di PM10 è stata 48 μg/m3 (Standard Deviation 32 μg/m3). L‟analisi con distributed lag non vincolati ha evidenziato che il consumo di glucocorticoidi per aerosol ed adrenergici per aerosol incrementa significativamente all‟aumentare della concentrazione di PM10, con un ritardo fino a 3 giorni: nel modello che considera i lag da 0 a 3 è stato stimato un rischio relativo di prescrizione, associato ad un incremento di 10 μg/m3 nella concentrazione di PM10, pari a 1,004 (Intervallo di Confidenza (IC95%): 1,000-1,008) per i glucocorticoidi ed a 1,007 (IC95%: 1,003 – 1,011) per gli adrenergici. Nell‟analisi stratificata per stagione è emerso che il consumo di glucocorticoidi per aerosol è influenzato maggiormente dall‟esposizione a PM10 durante la stagione calda, mentre quello di adrenergici per aerosol durante la stagione fredda. Conclusioni. L‟esposizione ad elevate concentrazioni di PM10 può corrispondere ad un incremento nel consumo di alcune tipologie di farmaci respiratori, impiegati perlopiù per il trattamento delle manifestazioni acute di asma. La presenza di prescrizioni farmacologiche dei suddetti farmaci potrebbe essere, dunque, un surrogato per l‟individuazione di eventi asmatici che non conducono a ricovero o a decesso. Bibliografia [1] F. Menichini et al., Drug consumption and air pollution: an overview. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 1300-15, 19(12) (2010). [2] T.F. Bateson et al., Control for seasonal variation and time trend in case-crossover studies of acute effects of environmental exposures. Epidemiology. 539-44, 10(5) (1999). 85 Un approccio analitico e modellistico integrato nella valutazione del rischio sanitario da polveri respirabili nel settore delle fonderie Beatrice Moroni1,*, David Cappelletti1, Cecilia Viti2 1 Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale,Università di Perugia,06125 2 Dipartimento di Scienze della Terra, Università di Siena, 53100 * Corresponding author. Tel: +39 075 5853862, E-mail: b.moroni@tiscali.it Keywords: Microscopia elettronica, esposizione multipla, biodisponibilità Sebbene numerosi studi abbiano evidenziato un aumento dell‟incidenza di diverse patologie neoplastiche nei lavoratori delle fonderie, le prove epidemiologiche fin qui raccolte sono reputate insufficienti a correlare inequivocabilmente le attività di fonderia con l‟insorgenza del cancro [1]. Ciò dipende senz‟altro dalla multifattorialità di questo tipo di patologie, ma anche dalla varietà degli agenti di rischio presenti in questo particolare ambiente di lavoro. D‟altra parte gli studi tossicologici, pur avendo riscontrato in molti casi precisi indizi di tossicità, solo raramente si sono occupati di correlare gli effetti riscontrati con le proprietà dei diversi materiali [2]. In questo lavoro vengono presentati i risultati della caratterizzazione morfochimica e strutturale di aerosol industriali di fonderia allo scopo di fornire, attraverso l‟esame dettagliato dei materiali nella loro varietà e complessità, elementi utili a correlare i dati epidemiologici con le evidenze tossicologiche. Campioni di aerosol industriali e materie prime provenienti da diverse postazioni di lavoro in due fonderie di ghisa sono stati caratterizzati mediante microscopia elettronica a scansione (SEM) e in trasmissione (TEM) con annessa analisi di immagine e microanalisi EDS, e mediante catodoluminescenza da SEM. La concentrazione e la solubilità del Fe e di altri metalli potenzialmente tossici (Mn, Zn, Pb) sono state determinate nel campione totale mediante spettrometria di assorbimento atomico al plasma accoppiato induttivamente (ICP-AES). I risultati evidenziano modifiche sostanziali della struttura cristallina e della morfologia superficiale del quarzo passando dalle materie prime alle polveri aerodisperse, ed effetti di contaminazione del quarzo da parte di particelle metalliche e di grafite. Tutti questi aspetti sottolineano la rilevanza delle proprietà di superficie sulla reattività delle particelle, e le possibili azioni sinergiche di magnetite, quarzo e/o grafite presenti nello stesso ambiente di lavoro. Le dosi di esposizione sono state determinate in funzione dell‟area superficiale e confrontate con i valori di soglia risultanti dagli studi tossicologici [3]. La maggiore rilevanza del rischio sanitario nel settore di fusione/colata, quale evidenziata dai dati epidemiologici, trova così spiegazione nell‟azione sinergica delle diverse componenti particellari, mentre le concentrazioni confrontabili e la bassa solubilità delle specie metalliche spiegano i fenomeni di modificazione istonica effettivamente riscontrati nei lavoratori del settore [4]. Bibliografia [1]. IIAC, Position paper 29 (2011) http://iiac.independent.gov.uk. [2]. NATO RTO, Final Report of HFM-057/RTG-009 (2008) http://rto.nato.int. [3]. M. Ghiazza et al., Chem. Res. Toxicol. 99-110, 24 (2011). [4]. L. Cantone et al., Environ. Health Perspect. 964-969, 119 (2011).
2012
Conti, S; Fornari, C; Madotto, F; De Vito, G; Cesana, Gc
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