Oggi il caos è di moda. Nondimeno, il suo successo è basato quasi interamente sulle limitazioni che esso impone al potere predittivo delle teorie scientifiche. Ma le dinamiche non lineari (o caotiche) hanno anche un importantissimo ruolo costruttivo. Infatti si sospetta (e in qualche caso si è anche dimostrato) che siano proprio esse a dar origine alla maggior parte degli oggetti più interessanti e complessi presenti in natura. Nel 1985 Charles Bennett in un celebre articolo ha analizzato le principali definizioni di complessità, mostrando che sono tutte inadeguate sotto almeno qualche aspetto e proponendo di caratterizzare la complessità in un nuovo modo, che ha chiamato “profondità logica”. Nel mio articolo passerò in rassegna criticamente gli argomenti di Bennett e mostrerò che anche la sua definizione così come le altre successivamente proposte da diversi autori presentano qualche difetto e non possono essere considerate pienamente soddisfacenti, giacché nessuna di esse è in grado di discriminare da un lato tra complessità e casualità e dall’altro tra “buona” e “cattiva” complessità. Per questa ragione suggerirò che quello di complessità è un concetto (almeno) bidimensionale, che ha non solo una componente “logica”, ma anche una “ontologica”. Di conseguenza, l’autentico significato della complessità (cioè la “buona” organizzazione) è individuato dalla risultante di queste due componenti.
I mille volti della complessità
MUSSO, PAOLO
1999-01-01
Abstract
Oggi il caos è di moda. Nondimeno, il suo successo è basato quasi interamente sulle limitazioni che esso impone al potere predittivo delle teorie scientifiche. Ma le dinamiche non lineari (o caotiche) hanno anche un importantissimo ruolo costruttivo. Infatti si sospetta (e in qualche caso si è anche dimostrato) che siano proprio esse a dar origine alla maggior parte degli oggetti più interessanti e complessi presenti in natura. Nel 1985 Charles Bennett in un celebre articolo ha analizzato le principali definizioni di complessità, mostrando che sono tutte inadeguate sotto almeno qualche aspetto e proponendo di caratterizzare la complessità in un nuovo modo, che ha chiamato “profondità logica”. Nel mio articolo passerò in rassegna criticamente gli argomenti di Bennett e mostrerò che anche la sua definizione così come le altre successivamente proposte da diversi autori presentano qualche difetto e non possono essere considerate pienamente soddisfacenti, giacché nessuna di esse è in grado di discriminare da un lato tra complessità e casualità e dall’altro tra “buona” e “cattiva” complessità. Per questa ragione suggerirò che quello di complessità è un concetto (almeno) bidimensionale, che ha non solo una componente “logica”, ma anche una “ontologica”. Di conseguenza, l’autentico significato della complessità (cioè la “buona” organizzazione) è individuato dalla risultante di queste due componenti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.