Viviamo oggi una condizione di grande fragilità tanto a livello micro, quanto a livello macro. Anche le più solide organizzazioni (imprese, fondazioni, organizzazioni del terzo settore) sentono il peso con cui l’incertezza opprime gli slanci visionari e schiaccia le passioni dei collaboratori. A livello macro, i governi nazionali e le organizzazioni sovranazionali non mostrano capacità di reazione e di progettazione adeguate alla dimensione ed alla complessità dei problemi che percepiamo (Colombo 2011). I due aspetti sono di norma trattati in modo disgiunto da discipline separate. In questo articolo sosteniamo che la separatezza dei punti di vista non migliora né le capacità di analisi e diagnosi, né quelle d’intervento strategico e politico. Partendo dal legame tra impresa e comunità territoriale si interpreta l’impresa come un sistema sociale o socio-tecnico aperto (Mella, 2003), inserita in un macrosistema caratterizzato da un ambiente dal quale il sistema si differenzia per un confine e al quale è accoppiato strutturalmente tramite flussi di input e/o di output (Gazzola 2006). Questo confine è inteso come fattore di chiusura identitaria ma anche di apertura e cerniera verso l’ambiente. Nel paper si abbraccia la prospettiva sull’impresa istituzionale dell’economia aziendale italiana che concepisce l’impresa come istituto (organizzazione), soggetto terzo rispetto ai soggetti che la compongono e che con essa interagiscono (stakeholder). Ad essa corrisponde un insieme di teorie (Freeman 1984) ben note agli aziendalisti italiani poiché costituiscono l’ambiente culturale nel quale sono cresciuti (Zappa, 1937 e 1957; Masini 1978). Nella sua formulazione radicale, l’impresa è intesa come soggetto vivente, relativamente autonomo dagli stakeholder, pur dipendendo da essi per le risorse ampiamente intese (Vicari 1991). Nell’impresa si ravvisa un istituto sociale tipicamente economico in cui si conforma un’ organizzazione teleologicamente coordinata verso determinati obiettivi: la produzione economica intesa come remunerazione di capitali, lavoro e variazioni di valore economico del capitale; tale produzione ha valore strumentale per il soddisfacimento delle motivazioni delle persone partecipanti all’intrapresa economica (Superti Furga, 1977). Per capire meglio il connubio tra impresa e comunità territoriale nella seconda parte del paper si analizzano due imprese italiane che si sono distinte per il loro agire responsabile: Olivetti e Luxottica. La prima che appartiene al nostro passato, risale agli anni 50 del secolo scorso. Per Adriano Olivetti l’azienda è una comunità di persone che persegue un bene comune attraverso combinazioni di lavoro e capitale. L’etica del bene comune ha avuto implicazioni originali nel governo economico dell’azienda. La seconda rappresenta un esempio attuale di governance innovativa fondata sugli aspetti umani della vita dell’organizzazione e sulla qualità delle relazioni tra persone. Luxottica si è sviluppata come un soggetto dotato in sé stesso di umanità, una comunità umana nell’accezione piena del termine e persino a prescindere dalle proprie dimensioni e dal proprio grado di articolazione. Entrambi gli esempi evidenziano come la tensione ai risultati economici sia coniugata sinergicamente con quella per lo sviluppo della comunità locale; in questa relazione ago-antagonista la dimensione estetica gioca un ruolo non accessorio. Key Works: etica, responsabilità sociale d’impresa, ambiente, comunità territoriale

Estetica ed etica dell’organizzazione: semplicità e complessità dell’agire sostenibile

GAZZOLA, PATRIZIA;COLOMBO, GIANLUCA
2012-01-01

Abstract

Viviamo oggi una condizione di grande fragilità tanto a livello micro, quanto a livello macro. Anche le più solide organizzazioni (imprese, fondazioni, organizzazioni del terzo settore) sentono il peso con cui l’incertezza opprime gli slanci visionari e schiaccia le passioni dei collaboratori. A livello macro, i governi nazionali e le organizzazioni sovranazionali non mostrano capacità di reazione e di progettazione adeguate alla dimensione ed alla complessità dei problemi che percepiamo (Colombo 2011). I due aspetti sono di norma trattati in modo disgiunto da discipline separate. In questo articolo sosteniamo che la separatezza dei punti di vista non migliora né le capacità di analisi e diagnosi, né quelle d’intervento strategico e politico. Partendo dal legame tra impresa e comunità territoriale si interpreta l’impresa come un sistema sociale o socio-tecnico aperto (Mella, 2003), inserita in un macrosistema caratterizzato da un ambiente dal quale il sistema si differenzia per un confine e al quale è accoppiato strutturalmente tramite flussi di input e/o di output (Gazzola 2006). Questo confine è inteso come fattore di chiusura identitaria ma anche di apertura e cerniera verso l’ambiente. Nel paper si abbraccia la prospettiva sull’impresa istituzionale dell’economia aziendale italiana che concepisce l’impresa come istituto (organizzazione), soggetto terzo rispetto ai soggetti che la compongono e che con essa interagiscono (stakeholder). Ad essa corrisponde un insieme di teorie (Freeman 1984) ben note agli aziendalisti italiani poiché costituiscono l’ambiente culturale nel quale sono cresciuti (Zappa, 1937 e 1957; Masini 1978). Nella sua formulazione radicale, l’impresa è intesa come soggetto vivente, relativamente autonomo dagli stakeholder, pur dipendendo da essi per le risorse ampiamente intese (Vicari 1991). Nell’impresa si ravvisa un istituto sociale tipicamente economico in cui si conforma un’ organizzazione teleologicamente coordinata verso determinati obiettivi: la produzione economica intesa come remunerazione di capitali, lavoro e variazioni di valore economico del capitale; tale produzione ha valore strumentale per il soddisfacimento delle motivazioni delle persone partecipanti all’intrapresa economica (Superti Furga, 1977). Per capire meglio il connubio tra impresa e comunità territoriale nella seconda parte del paper si analizzano due imprese italiane che si sono distinte per il loro agire responsabile: Olivetti e Luxottica. La prima che appartiene al nostro passato, risale agli anni 50 del secolo scorso. Per Adriano Olivetti l’azienda è una comunità di persone che persegue un bene comune attraverso combinazioni di lavoro e capitale. L’etica del bene comune ha avuto implicazioni originali nel governo economico dell’azienda. La seconda rappresenta un esempio attuale di governance innovativa fondata sugli aspetti umani della vita dell’organizzazione e sulla qualità delle relazioni tra persone. Luxottica si è sviluppata come un soggetto dotato in sé stesso di umanità, una comunità umana nell’accezione piena del termine e persino a prescindere dalle proprie dimensioni e dal proprio grado di articolazione. Entrambi gli esempi evidenziano come la tensione ai risultati economici sia coniugata sinergicamente con quella per lo sviluppo della comunità locale; in questa relazione ago-antagonista la dimensione estetica gioca un ruolo non accessorio. Key Works: etica, responsabilità sociale d’impresa, ambiente, comunità territoriale
2012
Estados Gerais da Gestão nos Países de Expressão Latina
Estados Gerais da Gestão nos Países de Expressão Latina
Estoril, Lisbona
22, 23 e 24 Marzo 2012
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11383/1792872
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